La Presenza-Assenza in Antonio Spagnuolo
Il linguaggio poetico di Antonio Spagnuolo ha subito diverse fascinazioni, come ad esempio l’utilizzo di un frasario medico, caso non unico se vogliamo citare un altro poeta dell’area napoletana come Carlo Felice Colucci. Se da una parte vi sono estrazioni formulative e linguistiche di chiara ascendenza novecentesca, dall’altra, per necessità estetica e di rifondazione della parola, appaiono anche calendari linguistici diversi, (diciamo calendari per specificare il limite temporale di una poesia visiva, con cui Spagnuolo si è intrattenuto), che estetizzano la diversità dell’espressione artistica. Con questi indicatori è stato facile proiettarsi nel mondo esterno, vulcanizzando gli aspetti ontologici ed ermeneutici che caratterizzano la realtà, dando una ulteriore dislocazione del proprio IO, con più estroflessioni psicologiche, dove entrano in relazione tematiche dualistiche come Amore e Morte, ed Eros -Thanatos, forse i due fuochi più appariscenti nell’anima del poeta. Vi troviamo ricorrenti inquietudini che costituiscono il dominus di un impianto estetico-verbale, l’unico in grado di esporre traumi cumulativi di ineliminabile cancellazione, dove trovano posto l’assenza, il vuoto, la condizione di solitudine e di smarrimento, le immagini riflesse di un corpo evanescente rivitalizzato dalla memoria. E’ qui, che nasce, riattivandolo in vita, il ricordo della propria donna, come nel recente volume Non ritorni, -Robin Editore 2016, con prefazione di Plinio Perilli. In questo volume emergono accadimenti temporali, fisici, psicoestetici ed esistenziali, all’interno di un canto monodico. La morte cancella l’amore, che mai evaporizza. In questo caso, si cercano sponde salvifiche che si rivelano alla fine illusioni, attraverso riallacciamenti onirici, desiderio compulsivo di riunire i frantumi di una sembianza restituendole corpo e anima. “rincorrendo nostalgie”. Poesie del lutto e della rimembranza, che ricompongono il passato attraverso la rievocazione di ambienti domestici e familiari, con un linguaggio nel quale è soprattutto la figura femminile ad emergere nella costanza tematica del poeta, che recupera il tempo passato, riportando alla luce un quadro in penombra.
Mario M. Gabriele
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Da: NON RITORNI – di Antonio Spagnuolo- Robin Editore- 2016.
XXV
Vorrei parlarti di quelle primavere
che ci videro al mare, nella sabbia
ancora fredda di brina, e ricordare
il breve tumulto del petto, le illusioni
delle preziose parole sussurrate
ed ora svanite nel tuo sparire nel cielo.
Vorrei parlarti degli accenti segreti
che aprivano a musica
il nostro impetuoso sigillo,
del limpido flauto che carezzava i capelli
nel docile amplesso.
Tutto diventa ombra nei lacerti
della mia solitudine, per sfiorare il tempo
che soffoca il mio singhiozzo.
XXIVII
Dovunque sei rincorro nostalgie
nel confondere il respiro fra le pietre,
non ho certezze di sguardi oltre gli abbagli
che questo tuo sfuggire sembra frenare.
Ormai la coda stride: le preghiere
non hanno riscontri nell’empireo
e si dissolve il segno di una traccia-
corda spezzata, solitaria nell’inganno.
Cieco nell’arduo specchio di sangue,
lanterna dal cristallo opaco,
dentro le crepe del mondo macchio figure
delle tue sembianze, unica cifra
che rimane in frantumi.