Conversazione Galante (2004)

1

Se manchi anche tu, piccola nuvola di ricordi,
cosa saranno gli anni a venire:
un tradimento che nemmeno lo sogni!

Chissà cosa penserà uno che non ha nulla per il paradiso.
Si lascerà morire sotto la statua dei sette violini dell’angelo,
mia vita che riporti alla luce tutti i visi affossati in scatole chiuse.

Di sicuro moriranno di noia Joseph e Michael,
Angeline e Caroline, e il piccolo Simon.

Ed Anthony, che da anni più non appare nei nostri sogni,
che se ne fa di tanto silenzio?

Era meglio morire con te, disse mummy una sera d’ottobre
quando le viti si affiancavano per farsi compagnia
e ogni foglia caduta era come un singulto o chiù.

2

Hai atteso tutto l’anno la primavera
e ora che è venuta hai rinnovato le arie chiuse,
tolto il blazer di Krizia,
dimenticato il vecchio umore
che incrostava l’anima,
lasciando solo la panoramica di Bristol.

Così se ne vanno gli anni
con la casa verniciata a nuovo
per cancellare la polvere e il grigiore,
l’ombra dei quadri ai muri,
un repertorio di monografie:
oh Mary Bloom
ai crocevia non troverai i minibus per Stonehenge,
ma solo cabine rosse
e un esile decibèl della tua voce
per dirci come sempre, ad ogni primavera:
verremo a settembre, nonostante il lungo viaggio
e i colpi al cuore di Alexander.

3

Non ci sono profili di certezze
ma strade a mezzanotte, sì, Matthew,
quelle che prese Blondy, a tarda sera
dopo aver parlato a lungo
della casa in collina:
un sogno se l’avesse acquistata
prima che cedessero porte e finestre.

E quest’ombra o blue shadow,
che circonda la mente,
è come un brivido di morte,
un ritorno di nebbie a Newgate.

– Da anni ci dicono di avere pazienza,
di non pensare ai lunghi inverni
e alle brevi primavere! –

4

Bisognerà chiudere le porte agli inverni che verranno,
sempre più crudeli e duri contro i fiori di Natale,
curati tutto l’anno da Albert Seamus,
prima che gli togliessero la speranza dell’aldilà;
sapere come e perché ciò è accaduto
e chi fu, chi è stato che gli negò l’illusione dei fiori,
la bella stanza dei delitti d’amore ?

5

Le sere al Camilleri
sapevano d’uva asprigna,
come le storie del sommelier confuso nella folla,
tra luci al laser e musica soul.

Solo l’estate era dura a morire,
frantoio di memorie
e di ignoti sleepers alla Morgue;

per poi riemergere, noi, insalutati naufraghi,
sul frontespizio delle correlazioni:

“Narravamo di età cadute come foglie,
di tristi rapine del vento,
quando spegne le lampade ai morti
e ricompone la vita, a palmo a palmo!”

6

Fuori di casa l’hotel Ariel invita ad un dolce approdo.
La stagione non è di quelle docili e serene
e non promette nulla di buono:
polvere alla polvere, terra alla terra!

La notte ci si può perdere per strada
da St. Just ai giardini di Beiderbecke,
e chi arriva ha poco da raccontare.

C’è chi attende i portatori d’acqua e di caffè,
chi scrive epitaffi sulle pagine di Carver.

Una ragazza sorride portando Chardonnay.

Difficile Mr. Swanson,
passare per Dresda e Muhelberg.
Non ci sono voli sicuri, né oggi, né domani. Sorry!
Una suite la troveremo
quando verrà Mrs. Scarlett
a portare via il venditore di stelline.

Qualcuno nel fondo della hall
legge Orazio e Sant’Agostino.

Ma non sono molti quelli che chiedono passaggi
o che segnano nuovi itinerari sulle mappe.
Abbiamo bisogno anche di voi:
piccoli sogni di vita!

La stagione non è di quelle docili e serene
e non promette nulla di buono:
polvere alla polvere, terra alla terra!

Aspetteremo che spiova,
che torni Mrs. Scarlett
mentre giochiamo a poker
o leggiamo un libro di Kinder.

L’anno scorso, ad Ariel,
ci sono stati più aquiloni
a dare l’addio
ai venditori di stelline.

Era la stagione dei passeri soli
quando inviasti il tuo libro
a Gregory Walker.

Forse le nebbie l’avranno portato altrove
o disperso sulle lapidi dei poeti
se nessuno ha più scritto
o mandato messaggi da allora.

E’ così triste discutere della vita
abbattuta dal peso delle viole.

Resteremo qui tutto il tempo che occorre
bevendo Maclaughan
perché fare questo viaggio
è una vera imprudenza.

Mezzanotte!

Il fiume scorre. Dilaga per la città.

Nessuno arriva. Nessuno parte.
Non è possibile che sia così tardi, Mrs. Scarlett !

7

Con quest’inverno che sferza come la frusta di Merlino
non c’è da allontanarsi molto dalla città
per sapere se quelli del 21
se ne sono andati da Piazza Noventa a Strada Nova.

Così ogni giorno è un bruciare la vita oh Harry Potter
con la memoria che matura col muschio di dicembre
tra tisane di Kelemata e di trifoglio.

Qualcosa è accaduto. Niente è più come prima!

Notizie parlano di Clera
che aggiorna nomi e accende ceri
o che passa indisturbata tra la gente
nel vento che sibila come la frusta di Merlino.

E la musica che viene è quella d’altri tempi,
di note basse e di solfeggi di silenzio.

8

Sono anni che mummy
non guarda più le rondini nel cielo.

E’ melancholy, malinconia, mummy
quella che ha preso posto nella casa
dove neanche le preghiere ci danno più speranza.

Fuori c’è il drugstore e la casa degli anziani,
l’eucaliptus e il parco delle rimembranze,
la guardia medica per il tuo tremore Alzheimer
e ogni cosa chiusa nella memoria.

Stasera, mummy, torna Nancy
con i gospels e i solisti di padre Condell,
stasera, per non morire,
inventeremo per te, un nuovo paradiso.

9

Quei fiori che dicesti
simili a campànule e a violaciòcche,
Emily, non si trovano più.

Li abbiamo cercati invano una mattina
guardando in mezzo ai rovi
dove c’erano soltanto passeri
e qualche gnomo.

Quei fiori, Emily,
li hanno portati a Fanny, i ragazzi di Mamma Rose,
prima che l’autunno rovistasse il bosco
dalla collina delle castagne ai pungitopi.

10

Ormai le visite non si contano più.
Si fa lunga la malattia per Nancy,
né si può pensare di lasciarla
in una casa di soli malati
perché vede cani che le girano intorno
o colombe che spiccano il volo nella stanza.

La signorina Sogniperduti
le fa compagnia tutto l’anno
per scuoterla dal torpore
e tenere lontani orsi e fantasmi.

Così tutte le sere corro ad ogni squillo,
tutte le sere corro a disperarmi.

Oh dottor Moon, ma di che colore è la tristezza?

11

Non so che senso abbia
cercare nei cassetti le foto del passato!

Sempre manca qualcuno o qualcosa:
un libro, un quadro,
il portalume di Burano,
o il dizionario della Garzanti
e quel sorriso difficile da replicare,
con Bobby che non crede più a Santa Klauss
e la Tracy, che sfioriva contando i leucociti:
sai, a guardarla bene,
è come se non fosse mai esistita!

E non abbiamo segreti per restare;
noi, viaggiatori di strade oscure:
stelle di San Lorenzo!

12

Più che dai mali quotidiani, fu l’anima autunnale
a riportarci alle pagine di Whitman.

Questa volta parleremo chiaro con Buttler
di non darci le griffe truccate
quando sarà l’ora del viaggio.

La signora Ashworth non ama le sorprese
e non vuole farsi trovare impreparata:
per questo usa rimmel e rossetto pescaestate.

Ma è Amy che trucca le carte.
E’ Amy che scrive di cieli sereni
nei suoi poemi!

13

Un Day Hospital da dimenticare, Florence,
con tutti quei visi
cui avrebbe fatto bene un po’ di sole,
col tuo sorriso che ricorda la Gioconda
e l’amaro bicchiere di whisky e tèquila
nel mese più dolce che potesse venire.

Così ogni giorno è un dono di Dio!

Col tempo che passa
dovremo lasciare Snoopy in un canile decente,
dare alla gente un po’ di speranza,
dire addio alle rondini.

Eppure, qualche volta, Florence, io sono felice!
(And still, sometimes, Florence, I’m happy!)

14

Dobbiamo fare presto Andrews,
perché fra poco la neve coprirà il poggetto
e sarà difficile portare i fiori
a chi ci aspetta la domenica.

Le Signorine Bedford
hanno dimenticato in fretta
il servizio di lampade accese
vicino al cimitero.

Sanno che andremo questa mattina
dove finisce la città e ne comincia un’altra
di silenzio e bouquet.

Ma non busseremo alla loro porta,
né parleremo di Sandra e di Clare,
sorelle dei monti e dei fiumi.

15

A sentire Hewitt si direbbe una storia
di sangue e amore tra i Bloods e i Crips
per una ragazza di nome Maria.

Così Hewitt ricorda labbra rosse:
ci ha aiutato a vivere in questi anni
e le sue parole sono state lampade accese
come lucciole nel giardino di Laura Marcello.

Hewitt ha scritto lunghi poemi
e qualcuno pure è piaciuto a Rosy e a Bessie.
Ma le donne sono un’altra cosa!

A Green Village, per fortuna,
i crickets cantano ancora.

16

Timothy m’insegnò a tenere ogni cosa nascosta,
lasciandomi soltanto libri e cartigli.

Così imparai ad occultare le cose da dire
per le quali è meglio tacere,
dimenticando la vita e il giardino
che da anni non fanno che appassire,
fino a sognare collane di Beers
per la figlia dei Burton,
che è sempre stata una pagina aperta e mai chiusa.

Ieri, occhi azzurri
hanno incontrato la primavera.

Oh Ellen, se tu sapessi,
com’è difficile tenere nascoste le strade del cuore!

17

Gli uomini attendono le stagioni
ma tutte passeranno come il giorno e la notte.

Ci sarà un cocktail stasera dai Donovan
e farà bene a tutti, anche al dottor Moon
con il suo blister di pillole amare
e di non-ti-scordar-di-me.

Lady Valeria ha un divano rosso-barocco
di stoffa scozzese, con peluche e confetti
e libri di Walcott, troppo oscuri per trovarvi la luce.

Il fatto d’esistere m’incuriosisce
più del diario di padre Murphy
con tutti quei nomi d’anime pie.

18

L’abbiamo rifatta a nuovo
la casa in mezzo al bosco,
anche se non valeva la pena
mettere cardini e chiodi
su un pavimento che a stento resiste
al primo giro di musica soul.

Blondy vedeva nella luna
il viso di Willy
quando lasciò il paese
passando lungo i campi dei papaveri rossi.

Tutta la notte lo cercarono con lampade e cani
lungo il fiume che di segreti ne ha molti,
come il giardino di Vivien,
che nessuno ha mai visto
e che pure ha profumi di rose scarlatte
e di gelsomini notturni.

19

Sessant’ anni o poco più, un viale del tramonto
con i verbi al passato:
sessant’ anni da bere con bourbon di vecchia data
con gli amici del Delaware
venuti a rinnovare febbri di malinconia.

Canta Quinclely Moon light serenade
sotto la balaustra dei ribes di settembre:
mai più d’un giorno sono stato nel Kentucky,
qui la vita si è fatta già discesa!

Calde febbri accendono i falò.
Si brucia così tutto il fuoco di un’estate,
tutto il vuoto d’una storia.

20

Sally non ama l’inverno,
né le strade d’acqua e di fango.

Vendere tessuti a due sterline al metro
non è un affare, ma una tristezza!

Ne sa qualcosa Mr. Jones
che le regala balsami del Celeste Impero.

Westminster offre più occasioni
e non è Babilonia.

La madre di Sally sa che ci vuole altro
per vivere tranquille,
come le cugine Dorothy e Judith
che hanno cavalli e cottage
dove una volta c’era soltanto la casa degli spiriti.

21

Non era un grizzly l’ombra uscita dalla macchia.

Il passato, se lo incontri, è una fata Morgana.

Lucy si prepara per tempo ai riti del Venerdì Santo,
rinnovando arredi e beauthy chase.

Ma è dai Crawford che verrà la Pasqua
quando si parlerà di Cynthia e di Karen
passate tra le comete.

A Blondy non diremo nulla che possa irritarlo,
neanche se le ombre della mente col tempo
diventano grizzly.

22

Alla vertigine del nulla non avevamo pensato,
tanta era la distanza tra noi e il serpente boa,
con altre stazioni da visitare
nell’attesa degli anni,
brevi nel passare come nel venire;
sapere se Emily ha ritrovato i fiori
e se Mary Bloom verrà a settembre
ora che un rumore e uno scricchiolio nella stanza
sembrano annunci d’altri mondi,
piccole news di coloro che amarono e che amammo.

23

Non conosce limiti la dolcezza della sera,
come la neve che s’adagia sul prato inglese
aprendo varchi alle amourettes.

Al bookshop chiedono libri
di David Shapiro e Berrigan
e sono molti i viaggiatori
che vanno e vengono all’iperstore.

In estate qualcuno ci rimetterà più di un penny
per uscire dalla città e dalla festa di San Lorenzo.

Ma non cadranno le stelle,
e Mrs. Clarence farà di tutto per farsi vedere
tutte le sere, tutto l’anno,
ogni giorno,
every day.

24

Gufi e teatrini
sono stati gli amori di Max e di Joseph,
prima di Gillian e di Lisa.

Ma un cottage l’ho sempre desiderato
per fuggire dal bianco delle pareti.

Sì, leggo Eliot e Marlowe
e tanti libri d’anime pie.

A volte, qualche poesia riesce anche bene.

Il paradiso, se qui c’è, è una conversazione galante
con Janet e la sorella di Webster.

25

A ricordarci Lazarus basta Aprile,
mite mese di spelonche,
dopo che ci tenne al buio la notte senza stelle.

La morte è passata più volte per vicoli e stradine
a trasfigurare sulle tombe le croci della collina.

Sulla chioma degli alberi
la neve era la barba di nonno Joe
e del pastore Hamilton,
e la vita, il rovescio
dei versi di Spoon River.

26

Il sogno di Harry? Amare Jenny,
sbucciare mele e ammazzare serpenti.

Harry conosce i fiori d’ogni giardino,
ma non ha mai raccolto
una somma discreta
per riscattare i peccati
e dormire sonni tranquilli.

Questo è il secolo che non perdona!

Bisognerà abituarsi alla notte
prima di provare col sax
la nota più bella per le nozze di Candy.

Il sogno di Harry? Amare Jenny,
rifare il cammino a ritroso
perché tenera è la notte
e calda l’estate.

27

So che l’afa durerà fino al prossimo temporale
quando i boleti spunteranno
e sarà festa per Francesco.

Un posto, la gente
lo trova sempre al centro culturale,
quando suonano Pimper’s Paradise:
un reggae che sale in alto
fino a Nostra Signora dei Cieli Celesti.

Blanchot ha una storia dura alle spalle.
Spezza il pane, lo passa a Giuda
e a chi non ha speranza.

Al Parco del Rivellino è un dolce sentire No man’s land.

Dieci giorni: il linfonodo attaccato all’ascella
promette viaggi nel Deserto dei Tartari.

Aria e verbena: è buio di sera!

28

I rossi mattoni della British School
hanno quadri di Lowell e di Chesterton,
un Quaderno delle traduzioni di Montale
con cartoline di tartarughe e di piragna
e un’isola di palme con la tomba di Cèzanne,
sembra un’offerta di Grandi Viaggi,
un bel mondo legato a spago
per un triangolo di cielo.

Sicuro è solo l’incedere del tempo
che si chiude ad arco
come l’ombra della sera.

Oh dillo alle rondini
questa vita che se ne va,
quando s’increspa il cuore
al primo fortunale.

La bionda uscita dall’atelier
ricorda la Monroe sul tank prima della disfatta:
secoli di guerra mai dimenticati,
non uno di calma piatta
dalla Collina delle Croci alla Spianata.

Intermezzo

29

Te ne sei andata come l’acquazzone di fine estate,
rapido e improvviso, nell’ultimo chiarore
che trafigge il cuore della sera
e al lutto che ne segue
fanno da corteo le luci del paese.

Qui non c’è tregua
per quest’insonnia mal curata
che dura fino all’alba,
certezza del domani.

Oh portali con te questi anni sconosciuti
da chi mi passa accanto,
se il filo d’erba bagnato dalla pioggia
ha il sapore di passate primavere,
quando ci soccorreva un volo d’aquilone
e la morte era solo una parola,
un vuoto scorrere di cose
dalla bocca di chi narrava di città d’oro
e bastava poco per cingere d’assedio
il re normanno e i suoi cavalieri.

30

Ad ogni foglia che portava il vento,
sopra le alture e le guglie della chiesa,
a respiro d’uomo e a riflusso di risacca,
Baby Mary sognava le illusioni,
estranea alla follia dei dobermann.

Tutto si colmava di memoria.
Nuovo era il limite del tempo,
il nostro andare per corti e mura.

Il paese contava le partenze,
accendeva tristezze e luci.

Non sapeva nulla
di tutta la polvere caduta!

31

Qualcosa di te ancora sopravvive,
anima smarrita nell’universo
dove il freddo gela le tue lacrime
e il mio ricordo.

Qui l’oscura folla
ignora la tua sorte
e il bene della vita.

Alla mezzaluna appendono i sogni,
per questa via se ne vanno
generazioni d’uomini e speranze vane.

32

Il Natale che tu volevi
abbarbicato ai rametti di menta piperita,
s’agita solo nei ghirigori della memoria.

Muove crepe, incrina i vetri,
mai lo vedremo passare
dove ora schioccano le pigne
e fuggono i furetti
al tic tac dei picchi scavatori.

33

Se n’è andata troppo in fretta l’estate.

Ce ne siamo accorti questa mattina
quando non abbiamo visto il sole
sopra le colline.

E un’aria fredda, ottobrina,
ha mosso le cime dei cipressi
che da anni non mutano tristezza.

34

Le hai prese al volo, Simon,
le nuvole di giugno
nel girotondo dei cherubini
venuti con la pioggia
ad attutire il pianto di noi vivi.

Per te penseremo
ad una morte amica,
sorella del perdono
lungo il tuo cammino.

La vita che attendevi
si è fermata lungo l’imbarcadero
dove approdano i tuoi lumi accesi
e i fiori di Bach.

35

La stagione di pispole e falene
non allontanava da te
la prodezza degli orsetti lavatori.

Se inverno o primavera,
poco importava al piccione viaggiatore
cadere sopra i monti
o in mezzo alla brughiera.

Vivere o morire
stava solo nel pettirosso
incantato dal soriano.

36

La bufera di nubi cinerine
ha messaggi d’altri mondi:
frange i vetri della periferia,
spezza cime e rami
e a soffrire è soltanto il tuo giardino
che più non regge al peso dell’inverno.

Da poco si è rifatto il trucco l’equiseto.

I miei morti sono quelli che non ricordo:
gli altri, figuranti nella memoria,
vivono in orizzonti stretti,
attraversano pianure di cerbiatti e meliloto,
fanno veglia al silenzio e a se stessi.

37

Giornata davvero luminosa
se Denyse mi scrive
che l’acqua ha invaso la cucina,
il tappeto di Shiraz
col secrétaire dell’Ottocento
acquistato al mercatino
per un bluff d’etichetta,
le piume del pavone
contro i riti delle streghe
hanno l’età di Joseph
in questa casa
dove s’attende a sera
il tuo passo lieve.

Qui i segni del passato
sono un male oscuro
curato con acqua e miele
in questa mortesonno
di valeriana e passiflora.

38

I quadri in cantina non hanno il colore
d’una volta.
Intatta è la Dafnae di Klimt,
lontana dagli attacchi del sambuco
con i suoi animaletti, piccole vespe, bruchi,
venuti con l’estate che fatica a cancellare
l’arcobaleno sopra i monti.

Troppo presto è finito un altro giorno
a scavarci dentro, tra relitti e abissi,
il tesoro che non c’è.

Linda modella i sogni
con prospettive inconsuete.
Si tiene lontana dall’angelo nero
che per anni le ha fatto compagnia.

39

Michael e Angeline
erano destinati a morire,
ma non lo sapevano.

Morivano un poco alla volta
col loro amore perduto
e lo sguardo alla campagna distrutta.

Ma erano abbastanza maturi
per capire che ogni parola era una bugia.

Morivano un poco alla volta
tra canti d’uccelli notturni
e albe bagnate di Lixidol fiale.

E in giugno, venuta l’estate,
con l’erba alta fin sopra ai gambali:
“Ci vediamo il prossimo anno”
dicemmo, un poco smarriti col cuore,
sfilando dall’ultima stretta di mano,
la vita e la morte.

40

Dormono messeri e cavalieri
ricordi d’un’infanzia
perduta nel tempo.

Ciò che ci salva
è quest’odore di rose al mattino
non il coro delle oranti,
in ginocchio come per un perdono,
in questo declino d’anni
che fa d’ogni giorno
un’allodola di pensieri.

41

Ci sono madri che vivono
pulendo stracci al washing-machine
ed altre che non faranno mai una gita
all’Isola del Faro.

Ma White lo troveranno di sicuro, una sera,
senza un’ombra di vita,
con le spalle al marciapiede
e gli occhi alla luna.

I collezionisti di morte
sanno che la città è un inferno
e che è sempre stato così a South City.

Ma chi lo dirà, domani, alla madre di White?.

42

Per questa strada passerà il nulla della vita,
esangue fantasma a capo chino.

Saranno le stagioni
come un sogno di Ketty Brown
quando fioriscono le amourettes
nei giardini di settembre.

Muore la poesia, Harriet,
in questo autunno sopra i monti
dove c’inoltriamo
a ricercare invano
i germogli notturni.