Le Finestre di Magritte (2000)

Nota introduttiva

Questo “libellus”, nato dagli intrighi di un imprevedibile e ipercinetico “folletto”, vuole essere un tentativo di adesione al linguaggio mediatico e tecnologico di oggi che comprende lingue e culture diverse, per un unico e grande “villaggio globale”. Per una maggiore identificazione dei nomi presenti nei testi si precisa che Violetta sta per Poesia-Amore e Kid per l’altro di sé del poeta, mentre Evelyn e Hooper rappresentano rispettivamente il disagio e il benessere della nostra società.
Legati all’ambiente familiare sono Max (Maximilian) e Joseph. Con doveroso rispetto si riportano citazioni da l’Apocalisse di San Giovanni, “Il nome della rosa” di Umberto Eco, e alcuni versi di Dante, Eliot, Leopardi, Corbière, Albrecht Haushofer e dei REM.
Del tutto arbitraria è la breve storia tratta da “Il paese dei ciechi” di Herbert George Wells.
Chiaramente astruso è il termine “barcula” per barca.

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E’ passato come l’àlbatros di Baudelaire, l’irrequieto Novecento.
A ritroso tornano alla memoria “La Maison Blanche” a Neuville
Saint Vaast,
Guernica e Nagasaki, le ceneri di Gandhi e Irina –
la ragazza dell’Est- che amava l’oiseau et son nid di Georges Braque,
la scarlattina di Max e Joseph il giorno di Natale,
leggendo lunari e piccoli pamphlets
e poi los ninos pobres de Rio,
i pochi versi di Cibulka nell’infamia del secolo:
“Nun kamen sie (e venivano coloro)
mit denen ich gelebt,(coi quali avevo diviso la vita)
sie sturzten (precipitavano)
die Hange des Monte Casino herab (giù per i pendii
di Montecassino)
lauter Gefallene (tutti caduti)
in sandbraumer Uniform” (in uniforme bruno-sabbia)
con gli anni che credevamo non finissero mai
e che ora sono davanti a noi senza più redini e forza.

***
E’ strano, o Violetta, come il tempo bruci l’anima e le cose.
Non c’è speranza per nessuno.
Da anni curo il corpo e il Karma dai veleni del quotidiano.
Munch dal suo deserto di silenzio lancia un grido di dolore.

Tu dove sei?
Forse smarrita nella folla dell’ultimo oktoberfest
tra canti ed heineken e le foto della Dietrich sul Der Spiegel,
o nelle buie gallerie del nulla dove è vano trovare un segno
o una sembianza.
Non c’è traccia di te se non nei notiziari di famiglia
e in qualche scaffale della Biblioteca Comunale.
E ho rivisto “Zlatye gory”, le parate dell’Armata Rossa,
l’assassinio di JFK con le ultime notizie di Peter Arnett dalla CNN.
E già si è fatto buio e sono sparite tutte le stelle clarite et belle.

In memoria di Albrecht Haushofer

C’erano tutti lungo la strada dalle foibe al lager
con in mente i manifesti del partito:
Werbet von Mund zu Mund fur den Reichs-Luftschutzbund
e dietro a noi una gran folla
“che mai avremmo creduto che morte tanta n’avesse disfatta”:
Wolfgang, borgomastro di Dusseldorf,
Erich, falegname in Hamburg,
Albrecht, poeta,
Johann, notaio in Munchen,
Ruth, vedova e madre di Ehud e di Sael,
Lothar e Hans, liutai,
Isaac, bibliotecario in Hannover,
Alfred, kommunist,
Moses, suonatore di violino nelle notti di requiem,
6 maggio 1945.
Qui niente è davvero tutto.
“Tutti avevano intelletto e rango e nome”.
(Sie hatten alle Geist und Rang und Namen) (1)

(1) E’ un verso del poeta Albrecht Haushofer

****
Profumi esalano dai comignoli del tempo
sopra le colline avvolte dalle nebbie.

Welcome agli anni che vengono e che vanno
in questa Long Island di ricordi,
delicatissimo plumage, stand by me,
nel sonno di primo rem
quando come su un volo charter
resti a metà respiro,
e ti racchiudi nel sedile e bye bye,
si scende nel profondo,
si va in libero volo,
tra paure recidive e aritmie
e giù, giù, lo starter è pronto
per l’ultimo embarquement….

“Oh la vita ha qualcosa di buono!
Il suo nome? Si chiama miseria”

Io l’ho vista agli angoli della Standa,
ai freddi cancelli dei cimiteri
dove il sole si tinge di nero
e il tuo bonheur du jour, o Violetta, è ancora qui,
dove solevi passare le ore
con i tuoi versi un po’ crepuscolari
che sapevano tanto di Pascoli e di Montale
nei tuoi sogni di allora e di primo rem.

***
Certe notti di mezz’aprile, quando non sai se è ancora
inverno o primavera,
gli aquiloni mi portano l’anima nel cielo
ed è tutto quello che resta ripete Evelyn
dopo una vita di stenti e fatiche,
da quando mister Goodwin preferì la giovane Molly
a lei, donna triste del Sud.
E il giorno è un lungo parlare con i passeri al davanzale
e il piccolo husky, anche se da sempre va ripetendo,
a chi la incontra per strada:
many a day has passed since then
(molti giorni sono passati da allora).

***
Nella mia stanza qualche ritratto esiste.
Ancora nella memoria c’è un tarlo che rode e picchia.
Eppure qualcosa di te sopravvive:
un libro di Rainer Maria Rilke
tradotto da Giaime Pintor, con la tua firma e dedica.

Non è molto ma mi fanno compagnia il sax di Lester Young,
la Jeremiah Sympfhony di Bernstein
e la serie completa di “Aus Meinem Leben, Dichtung, und Wahrheit”
pubblicata dal Die Welt.

***
A Natale i Bluesman canteranno Happy Days
e sarà un ritorno ai fantasmi del passato
tra odori di muschio e meliloto.

Questa notte, o Violetta, il tuo fiammiferaio
ha acceso le luci sull’infanzia
in un amarissimo amarcord di tempi sincopati,
di rosa, rosae, rosarum e insula felix,
e sono tanti gli anni già passati
da questa notte fonda, notte santa,
e sono tutti ritornati anche l’Orco e Peter Pan.

***
Oh bluegirl del sessantotto, tutta sandali rossi e shorts,
sempre prima davanti ai sit in,
che segnavi graffiti sui muri, leggendo pagine
da “Cuore di Cane”
per un mondo migliore, di là da venire,
tu stessa cuscino di carne sulle barricate,
ora so che tessevi reti d’amore
all’insaputa di quell’angelo biondo venuto dal Sud,
tutto cuore e tristezza, che ti faceva obliare Marx ed Engels,
e non sapeva del tuo male a venire, silenzioso e assassino.

***
A Woodstock e a Wight ci sono stati grandi free festival.

Ma oggi qualcuno vi ha messo le croci.
Se ne piantano tante lungo le strade,
di giorno e di notte.

Nove ragazzi, nove sono morti a Roskilde 2000
in un prato che era tutto un pantano
e la folla un’onda tremenda
su corpi ammassati e caduti nel fango,
mentre Eddie Vedder piangeva dal palco
per quei poveri fans.

A Roskilde è stato bloody friday
la sera del 7 luglio,
mentre suonavano i Pearl Jam
e nove ragazzi, nove, sotto il vento e la pioggia,
morivano con le mani nel fango e nel cuore i Pearl Jam.

***
Nicholas e Tobia e la dolce Eloisa,
(che pure avevano sentito il fiato dell’ultima ballerina,
quella che li avrebbe lasciati per sempre
alle porte di Trezzano
tra petali di rose e coccinelle, nella notte profonda e senza tempo),
non si accorsero di quanto breve fosse stata la vita
fuori dal Sydney Club.

Da allora,
(quando la costellazione d’Orione chiama le anime disperse nel mondo),
c’è chi racconta strane storie di tre piume leggere,
che ogni anno tornano a farsi vedere
nel prato fiorito dove morirono Nicholas e Tobia e la dolce Eloisa.

***
Mon coeur, la mia strada è la tua via,
tristezza pia nell’ora che più ci unisce e accora,
nella febbre del sabato sera quando muoiono i boys
tra agguati e mescalina e la morte strapazza e rassoda
tendini e sangue sotto i faggi e i casali.

Domani, domenica, settimo giorno di Nostro Signore,
Padre Ramirez darà l’addio ai boys, dirà:
” Todo el mundo es de Dios”

***

Abbiamo atteso invano il Millennium Bug.
Nell’outlook nessuna tua notizia o e-mail.

Sto bene con Burns e Reverdy e i poeti di Tel Quel.

Giose, quando non è nel Vermont o in Alaska,
manda romances and poems,
nel ritmo cadenzato di raps & blues, rags & stomps,
come in Jazzymood.

La notte è spesso un ritorno d’elfi e dogs.

***

A Londra,
Sotheby’s mette all’asta Impressionist & modern art.
C’è Monet con La plage a Trouville,
Picasso e Toulouse Lautrec,
un paesaggio di Van Gogh e poi Cezanne, Sisley,
Pissarro, Bonnard e Redon,
ma il vero clou per il battitore
è La Danseuse dans le fauteuil, sol en damier
di Henri Matisse del 1942.

Strong buy consiglia il Financial Times
su tutta la new e old economy,
con market outperform su Natalie Wood
e Portrait de Marie Laure Zoppas
di Andy Warhol e su gli old masters Morandi e Campigli.
Per piccoli cadeaux ci sono les jets a crayon
di Jean Michel Basquiat.

***

Negli anni passati di muta follia,
quando sei stato in Bosnia Erzegovina da un certo Kovacevic
a dirgli di farla finita col sangue al mercato
ti ho dato Kid, un albero da crescere e amare.
Tu tienilo in serbo: è un tesoro di fiori e di frutti.

Quelle due anime che vedesti volare nel cielo,
erano Margaret e Jennifer,
l’una amante delle pinacoteche, l’altra delle damigelle obese
di Bueno e Botero.

***

Sul set di The dancer upstairs, tra fiction e realtà,
John Malkovich narra la storia di Sendero Luminoso

A Espinho, vicino ad Oporto, diventa romance
la vita di Ahimael Guzman, detto Ezequiel.

Sindrome dispeptico similulcerosa,
disse il medico al paziente.

– Terapia consigliata:
procinetici e niente stress alle cellule e ai mitocondri.

Ma brucia ancora, dottore, l’epitelio.

L’insonnia la curo con le tisane e l’ayurveda
in questa jam session di versi e di paure
con Gennaio acerbo, Februarius brevis,
Martius incostans, Aprilis pluvius,
Maius suavis, Iunius calidus,
Quintillis (Julius) Sextilis (Augustus),
September pinguis, October dulcis,
November tristis e December assai nivosus.

***

Al Majesty la Compagnia dei Giovani presenta
” Il paese dei ciechi” di Herbert George Wells.

“Sulle Ande, vicino alle nevi del Cotopaxi
quando Quito rimase immersa nelle tenebre
e a Yaguachi le acque bollirono facendo venire i pesci a galla,
ci fuirono frane sui pendii ed un intero fianco della vecchia cima
dell’Arauca
slittò e venne giù con rumore di tuono lasciando sola la città
dei ciechi”.

All’indomani della replica,
nel box office si parlò di “ottima regia, racconto ironico,
un vero Kitsch”.

****

Walker Thomas, detto Eats,
è dato dai bookmakers quattro a due contro Jelly Roll Morton
mentre s’ode un boogie-voogie nell’afa di settembre.

Oh, Kid l’avresti creduto
che sarebbero passati ad uno ad uno
i fogli della vita,
la Storia una e trina,
e i profumi di terra e del paradiso?

Ed Evelyn e Hooper cosa fanno, cosa dicono
ora che comincia a far foschia?

***
Un viaggio, sì, te lo prometto, al centro della terra,
senza Verne e Capitan Nemo,
ora che la mappa del genoma è completa.

Un voyage au centre de la terre senza la barcula meravigliosa
e la toilette, il profumo di Vichy e le ariettes oublèes
au centre de la terre, at centrum, sì, at centrum, interiora terrae
rectificandoque invernies occultum lapidem veram medicinam.

***

Avevamo progettato dopo il MittelFest un viaggio nel paese di Bin
Laden
con le provviste e il prontuario terapeutico,
attenti alla noramidopirina e al diazepam
nel portaborse del Freelander Rover verso la vita da due dollari
al giorno
e mai ci fu detto perchè all’improvviso finiscono i sogni
e perchè doloroso è l’esantema dell’Herpes Zoster,
se amara è la libertà negata a pugno chiuso e a mani aperte:
dodici mesi di credo e non credo
e in mente i giorni dell’Ira e dell’Intifada..

Prima di partire non dimenticare Ray Mc Creesh e Patsy
O’Hara
e quelli che morirono per la patria e L’Ulster come Bobby Sands
e Francis Hughes!

***

Ricevo posta da Evelyn e Hooper dopo giorni d’attesa e di silenzio
in queste baite di montagna che soltanto a vederle
sembra impossibile pensare al freddo e all’inverno
come a due furiosi nemici che devastano alberi e valli.
Evelyn
scrive che sopporta assai bene le fatiche del giorno
più delle ricorrenti cistiti e bronchiti e delle dure apnee notturne
che le mettono addosso sudore e paura ormai certa che tutto finirà
là dove riposano suo padre e sua madre.
Hooper
fa capire che sniffa ogni tanto polvere di Singapore
e non disdegna di bere boccali di malto scozzese
quando si ferma a Shaffhausen per affari di Borsa
o soltanto per leggere da l’Handelsblatt opinion maker
e rumours dai mercati,
e vivrebbe, senza ansia e tristezza, nel suo Eldorado
se non fosse per l’adenoma che gli toglie il sonno e il respiro la notte.
Due lettere sono come due colombe venute da lontano
a portare nel bene e nel male notizie di vita assai brevi,
come quelle di Evelyn e di Hooper, vicini alla morte e al poggetto.

***

Kierkegaard e Holderlin mi offuscano il cielo.
Oh les fenètres de Magritte!

Da qualunque angolo tu le vedi,
aprono il cuore a “interminati spazi e profondissima quiete”.

Anche Daisy lo crede, lei che ama l’azzurro più di sè stessa
e non lascerebbe per nulla al mondo il sole del Sud
per le nebbie di Trafalgar Square.

***

All’uscita dal Falun Folk Music, dove BB King e Rùben Gonzales
davano il meglio di sé,
come due usignoli in una notte di mezza estate,
indecisa tra una lettera e un messaggio
inviasti una cartolina-family di Goteborg, datata 6 gennaio 2000
per Maximilian e Joseph,
con le renne e Santa Claus, due o tre versi alessandrini
ed enjambement,
ed è stato tutto il tuo cadeau de coeur, o Violetta,
prima di smarrirti nel freddo del pianeta,
a parte i baci-abbracci e qualche notizia dal Berliner Zeitung.

***

Non è stato un dramma se per il 15, com’era programmato,
non è uscito il quaderno di Tecnolittèrature, n. 1-dicembre 1999,
con una monografia già annunciata su Karl Mannehim:
“Ideologie und Utopie”,
con gli Atti del Convegno su Le ròle de la Critique Littèraire
d’Ednée de La Rochefoucauld,
se sei tornata come un’ape operosa
a scrivere appunti ed elzeviri,
mentre il Comitato di quartiere dava avvio a La bella estate
(storie di modelle e di commesse di Cesare Pavese),
con musica e gospel, com’è giusto che sia in una sera d’agosto,
aspettando Shakespeare in love e Manon Lescaut.

***

Madame De Bourg, molto nota come cartomante e astrologa,
non svelò mai l’ultima carta, quella del futuro,
così me ne andai per sempre dalla città,
(prima che si svegliasse dal torpore),
e da Keith che mi guarì dalla malinconia,.
senza odio e rancore per Lucky, usuraio di mestiere,
e nessuno, né il direttore della Galleria Municipale,
né il pastore che d’anime ne aveva smarrite
più di quante ne avesse ritrovate, né il farmacista
con le sue erbe indiane,
si accorsero di me quando me ne andai da Willowbrook
e da Madame De Bourg,
come se non fossi mai vissuta in mezzo a loro e tra i Chicanos (1)

(1) Messicani abusivamente immigrati negli Stati Uniti

***

A volte Kid mi prende la mano
per restare di sera in un privato palchetto
a gustare un hamburger o dei kelloggs al ketchup
parlando di Jabberwocky e del linguaggio inventato o malato
di Lewis Carroll e di Joyce
e scrivere un grande poema
come ha fatto Jorge Guillén
e prima ancora Eliot e Pound,
e il Novecento è appena passato,
disprezzabile secolo di guerre e di stragi.

Con l’angioma e l’Alzheimer ci aspetta il domani
e non sono certo sonni tranquilli la notte
se a domanda nessuno risponde,
nemmeno Hamlet.

***

Dato per certo (a meno di nerissime congiure) che riceverai col
mail box delle 15
e non prima di Natale il mio libellus
al quale avevo già dato un titolo in francese,
con spazi dechirichiani sul tempo e le cose,
tanto che neppure Daisy avrà a dolersi per il ritardo,
sempre se frane e alluvioni non chiuderanno i valichi cisalpini
e le perturbazioni in Medio Oriente non prolungheranno le morti
nella terra di Giuseppe
ti pregherei, Violetta, d’ora in avanti, di fare a meno del tuo
bonheur du jour,
se pure qualche epitaffio su di noi starebbe bene.

La nostra povertà si è fatta grazia and the world is out there
(e il mondo è là fuori)
in questa follia dell’equinozio dove anche i venti di guerra sono
turbini d’uragano
sulle pagine del “The Sun,”
con in primo piano la foto di Christine Keller e il futuro visto da
Wojtyla.
-Vieni, Violetta, uccidiamoci insieme!-

***

Il giorno è spesso un libro di fatti e accadimenti.
Padre Ramirez dice che” Los meninhos da rua soy angeles
en pais tropical y el nino es un fleur du mal” che squassa
e devasta continenti e coste.

Il verde è vivo solo nel pensiero,
quando è sereno come un quadro di Monsieur Gauguin.
Qui non ci sono mappe da svelare,
per questo mi rivedo nelle “Figure” di Paul Klee.
Mamàm, prima dell’addio, preparò con cura l’abito scuro
e le scarpine.
Se ne andò con un grido e un forte dolore al petto.
Tutta la notte la vegliai sperando che aprisse gli occhi
per un attimo.
Ora un’oscura e incomprensibile distanza ci separa.
E il sangue già s’è raggrumato e il dolore ravvivato.

***

Col freddo e l’anno che muore ci soccorrono in tempo
l’olmaria e la rauwolfia,
le dieci gocce d’amara verità, dopo i domestici incidenti
e i necrologi che gelano il sangue se frastornata è la memoria
per gli avi spogli di carne e ossa.
I residenti fanno barricate, attendono il vecchio lupo di mare
lungo la battigia e sotto il faro.
Ancora ci scuotono minimi paesaggi,
paesi incastonati sulle alture, duplici delitti di giornata,
e Baudino che da anni ha smesso di correre per piani e valli,
e chiama i suoi amici hombres y mi Brigadas Tupac Amaru,
è il solo a sapere che il profumo più forte del bosco
è quello d’ottobre e del ruscus più rosso.

***

La signora Evelyn
ha venduto la sua casa a Willowbrook
per venire in Italia
perchè dove si lasciano le ossa è la patria.

A chi le chiede della sua vita risponde con saggezza:
everybody cries,
(tutti piangono)
everybody hurts, sometimes
(tutti soffrono qualche volta!

***

Parigi dall’alto de la tour Eiffel è vertigine e incanto.
A’ la maison de madame Gachet c’è l’Art Nouveau
con clocks, zodiac, calendar prints, un berretto
della rivoluzione d’ottobre
vicino all’edizione di Fetes galantes di Pàuvre Lelian
pubblicata da Lemerre,
e poi pintores y escultores, impressionist masterpieces
e un pezzo di muro della Berlino di Willy Brandt.
Parigi è uno specchio del Mondo,
un lungo racconto da “Boule de suif” di Maupassant,
ma se passa di sera Margot
t’accorgi che è un profumo di fresca fontana
dai boulevards a Saint-Martin des Champs.

***

Lo ricordi il bambino tutto solo che fuggiva da Saigon
sotto il fuoco maledetto?
I tuoi figli crescevano come le piante nel giardino,
e oggi, più che un revival è un happening
il Memorial Day, senza striscioni e slogan
“por la democracia e por el socialismo”,
mentre Mrs. Connolly, dalla suite dell’hotel Europe,
guardava la collinetta di croci bianche del 44
citando frasi da “Gli strumenti umani” e dal “Das Kapital”.
E siamo già con gli anni prossimi al confine,
senza più sogni e utopie:
oh mio Dio, my God!

***

Non è passato molto tempo da quando Margaret e Jennifer
(che pure in vita dovevano essere due anime perfette e pie)
hanno dato quadri di Klimt
e una copia di Schwarzwalder Dorfgeschichten firmata
da Auerbach.

Ora nessuno più le ricorda se non il vento
quando passa tra i cipressi e mette in allarme gufi e civette.