LA NUOVA ONTOLOGIA ESTETICA
di Giorgio Linguaglossa
Un giorno mi farò coraggio e chiederò a Mario Gabriele come inizi di solito una sua poesia. Sono convinto che lui proceda a random, come usava fare Mallarmé. Del resto, Mallarmé – confidò Valéry a Scherer – usava iniziare alcune poesie gettando delle parole sulla carta, qua e là, come il pittore getta dei tocchi sulla tela. Mallarmé in sostanza isolava una serie di parole-chiave sulle quali apprestava una sovrapposizione di messaggi semantici tali da fondere insieme il grammaticale, il sintattico, il lato metafisico, e perfino l’aspetto tipografico che assumeva, a volte, un ruolo determinante.
Nella poesia di Mario Gabriele le immagini sostituiscono le parole-chiave di Mallarmé, in quanto le immagini sono già delle «tavolozze» iconiche e semantiche già pronte all’uso e perché permettono una quasi infinita possibilità di giustapposizioni e di sovrapposizioni. Le immagini diventano così metafore, le quali garantiscono una semantica senza il bisogno di ricorrere ai giochi di rime e agli accoppiamenti fonosimbolici. In questo modo, la poesia diventa una serie continua di immagini-metafore dotate di intrinseca capacità semantica e fonologica, sono insomma dei significanti che consentono la «inserzione in una catena significante di un altro significante, per mezzo del quale quello ch’esso soppianta cade nel rango di significato, e come significante latente vi perpetua l’intervallo in cui un’altra catena significante può esservi innestata».1]
In tal modo, nella poesia di Gabriele si manifestano e si intrecciano due piani semantici, uno latente ed uno evidente, che entrano in competizione reciproca. Si manifesta, insomma, una vera e propria sintassi delle immagini, o delle serie di immagini, in competizione tra di loro con un andamento ondulatorio che vede ora il prevalere di una serie di immagini, ora il prevalere di un’altra serie, generando nel lettore un effetto continuo di sorpresa e di straniamento, una sorta di perpetua mobilità semantica delle icone allo stadio zero della significazione in quanto la sovra determinazione che si innesta sulle continue sovrapposizioni iconiche genera sul lettore un effetto moltiplicato…
Una poesia-tipo di Mario Gabriele, si presenta come una ininterrotta sequenza cinematografica di immagini che ingenerano nel lettore un sorprendente effetto labirinto, di sospensione e di interrogazione sul senso complessivo della poesia e del mondo. Sono le sfaccettature, i riflessi delle sfaccettature di quei polinomi iconici, i fuochi ellittici delle immagini che costituiscono il motore nevralgico della poesia di Gabriele che, condensata all’estremo, diventa un luogo di intersezione, giustapposizione e sovra determinazione di catene significanti, di fonemi, di sensi interrotti, di ritmi sincopati e deviati; vi si ritrova anche la dislocazione di metafora in metafora, altro procedimento tipico del linguaggio dell’inconscio, la sostituzione dei sostantivi ai verbi, lo spostamento del soggetto, la moltiplicazione dei soggetti, l’ellissi, passaggio dal fonologico al semantico, repentini cambi di marcia e di immagini etc. Ci troviamo, per la prima volta nella poesia italiana del novecento e di questi ultimi anni, di fronte al più vistoso e sorprendente effetto di deragliamento e di dislocazione di materiali iconici e semantici in febbrile omeostasi.
Linguaggio dei comics, tumblir, gif, pinterest, foto di scena di dive, spari di gangster, lacerti strappati e violentati della cultura alta e fotogrammi di fotoromanzi da telemarket, tutto commisto in una fantasmagoria del nulla e del vuoto della nostra civiltà…
È qui in azione il linguaggio dell’inconscio, se prendiamo per vero che la composizione della psiche umana è un qualcosa di stratificato, la poesia di Gabriele è una sorta di sonda immersa tra questi piani del linguaggio del subconscio e dell’inconscio. I compromessi, le collisioni iconiche e i paradossi sono tutti giocati sugli effetti a sorpresa, le ellissi, le elisioni, le omissioni, tutti spie di una grammatica inconscia: un vero e proprio inventario inesauribile. La poesia di Gabriele è arte del tempo, ma di un tempo senza direzione, il tempo dell’attualità, il tempo del presente esteso che agisce però in un modo differente dal tempo della poesia di Donatella Costantina Giancaspero, diversissime sono le procedure, ma entrambe si dirigono verso la cancellazione del verbo, l’azione verbale viene delegata ad un aggettivo con funzione verbale o ad un avverbio. Il participio svolge qui un ruolo importantissimo perché insieme al presente viene come spogliato del passato e ricondotto ad una modalità del presente…
«La funzione poetica proietta il principio d’equivalenza dall’asse della selezione sull’asse della combinazione», dirà Jakobson.2] La poesia diventa diplopia di identità, reiterazioni, contrasti, riflessi iconici, entanglement, si sposterà dall’asse della metaforizzazione a quello della metonimia, tutti indizi retorici di un procedimento che sostituisce il tempo lineare unidirezionale della poesia italiana con un tempo che abita l’estensione del presente esteso, la durata dell’effimero, il tempo dell’attualità pura, il tempo dell’inconscio. Sarà la Persona dell’inconscio che «parla», non più un soggetto governatore e ordinatore del tempo. Gabriele tratta il significante come tratta il sogno o il motto di spirito o le sue metafore, come zattere che consentono lo scorrimento delle icone a velocità supersonica: il messaggio non figura, non si trova in nessuna «icona» ma in tutte quante messe assieme, suggerisce che non c’è messaggio, in primo luogo perché il messaggio si assottiglia e scompare lungo la via di fuga della catena significante, e poi perché la questione del messaggio è stata derubricata dal pensiero critico del novecento a semantema sospeso nel vuoto tra un significante e l’altro, quel vuoto occupato dal soggetto.
Il poeta con quel suo gioco alle tessere del mosaico in perenne costruzione, ci riconduce a quel luogo mitico, fuori della storia, dove nacque il linguaggio, in cui gli elementi significanti dis-connessi, diventano suscettibili di interventi modificatori seguendo la legge di condensazione e di dislocazione che abita nel preconscio…
1] J. Lacan Scritti, I Einaudi, 1974 p. 431
2] R. Jakobson, Saggio di linguistica generale trad. it. Einaudi, p.220
L’ANATOCISMO SEMANTICO DEL DISTICO
Il distico impiegato da Mario Gabriele riposa sul parallelismus membrorum, ovvero su due proposizioni «baciate» che esauriscono la loro funzione nel punto che contrassegna la fine di ogni distico. È all’interno del distico che si sprigionano le forze telluriche delle singole proposizioni le quali, prese ciascuna per sé, non significano assolutamente nulla, tuttavia sembrano avere «senso». Ma noi sappiamo che il «senso» è una categoria di matrice religiosa, e un poeta esperto e smagato come Gabriele non cadrebbe mai nella trappola di fare una poesia del «senso», Gabriele apre il distico dall’interno come una scatoletta di tonno sott’olio, mostrandone la vacuità dell’interno fitto di rotelline semantiche che girano a vuoto.
Il poeta di Campobasso mette una volta per tutte la parola fine alla poesia del «senso» e alla poesia del «non-senso», alla poesia della tradizione e della anti-tradizione, la sua operazione culturale è chiarissima, lampante, non può esserci il minimo dubbio su questo aspetto. Giustamente un lettore ha scritto che dimenticava i versi di Gabriele subito dopo averli letti, senza rendersi conto che proprio questo è l’intendimento del poeta di Campobasso, posizionare il suo discorso poetico al piano zero della significazione e del «senso», ma questa operazione Gabriele la fa senza ricorrere ad artifici tecnici o metrici, o a sperimentalismi ma semplicemente mettendo in distici regolari le forze versali che confliggono con quella gabbia metrica e formale e che confliggono e friggono anche all’interno di ogni singolo verso. Repetita juvant.
Gabriele ad ogni distico accende la miccia, provoca di continuo, ad ogni accoppiamento versale, un anatocismo semantico, lavora per agglutinazione e aggiudicazione di strati di un linguaggio ridotto allo zero del «senso» e del significato, obbligando il lettore a dimenticare subito dopo averli letti i suoi versicoli così sfacciatamente ordinati da sembrare edulcorati e perbenisti. Paradosso nel paradosso! Forse, non c’è poeta in Italia che al pari di Mario Gabriele si è impegnato nei suoi ultimi cinque libri ad un lavoro di così meticolosa e drastica distruzione di tutto ciò che meritava di essere distrutto e affondato.
Certo, dopo questa operazione, si dovrà pur ricominciare da qualche parte, si dovrà pur riprendere qualche lembo della matassa e ricominciare a tirare il filo, ma è che in questi ultimi anni sono venute a cadere tutte le categorie ermeneutiche che presiedevano il facere della poesia italiana, che si può racchiudere in una formula semplice semplice: la poesia italiana in tutti questi ultimi decenni è rimasta prigioniera di una concezione che intendeva il discorso poetico come discorso ordinato, rappresentativo, ragionevole, sensorio e sensato. Ebbene, Gabriele ha mostrato una volta per tutte, se ce ne era bisogno, che tutta la antiquata impalcatura retorica e ermeneutica era aria fritta, si era liquefatta, che quelle categorie erano diventate liquide e si erano sciolte al sole d’agosto dell’epoca della stagnazione e della grande recessione. Alla recessione stilistica Gabriele ha risposto riposizionando in alto l’asticella della forma-poesia, talmente in alto che la sua poesia sembra pervenuta direttamente da Marte o da qualche esopianeta, tanto è lontana dalle fonderie della poesia italiana di oggidì.
Gabriele porta alle estreme conseguenze la de-materializzazione del linguaggio relazionale, fenomeno che ha avuto luogo in questi ultimi decenni nel nostro paese fino al punto di non ritorno, svuota il di-dentro delle parole e delle singole fraseologie accostandole per contiguità e per metonimia, mostrandone l’intima in-significazione, mostrando che ciò che appare è il linguaggio de-materializzato, ma che anche questo apparire è in-significante, cioè non ha alcuna relazione viva e vitale con le persone vive, in carne ed ossa che abitano il mondo.
Gabriele mostra che se da una parte il linguaggio non esiste come ente distinguibile, o meglio separabile da ciò che esso significa, mostra anche che non esiste nemmeno come ente distinguibile dalla coscienza che lo pronunzia. Cioè il linguaggio, e il linguaggio poetico per eccellenza, si trova tra due «in-significanze», tra due nullificazioni della significazione, mostra il vuoto della significazione. Il fatto che il lettore dimentichi subito dopo averla letta una poesia di Mario Gabriele, dal mio punto di vista è il più grande riconoscimento di valore che si possa attribuire a quella poesia, si tratta di una poesia che porta alla massima evidenza il processo (storico, sociale) di de-materializzazione dei linguaggi nel nostro mondo storico, empirico… la intrinseca insignificanza di tutti i linguaggi storici dell’agorà mediatica.
(1) Intervento critico di Giorgio Linguaglossa su l’Ombra delle parole del 27 10 2018).
REGISTRO di BORDO
1
Mi perdoni, Signora Swanson!
Non volevo toglierle il clip dalla memoria.
Alle cinque Lola vola via.
Watson la segue con l’ombrello di Mary Poppins.
Il cielo questa mattina era così triste
da lasciare acqua -fontana nei giardini.
E’ stato un lavoro delicato,da peritropé,
con aghi e fil rouge.
Pound ha provato a rimettere le scarpine.
Non credo voglia fare jogging.
Si inasprisce l’aria di mele guaste.
Gli occhi della Signora Rowinda non incantano più.
Le distanze non sono mai parallele
neanche a leggere Postkarten.
Con la tua mente puoi andare oltre il buco nero
a sintetizzare l’universo con un Haiku.
Non regalarmi Gilet.
Se ci riesci, portami le ossa di Rimbaud!.
Oh, Mon Dieu! Quanti Woodoo e streghette
tolgono il profumo ai fiori di Bach!
Ci pensavo da due giorni. Questa sera vado da Ilena
e le dico di considerare la sera come il mattino.
-Abbiamo una squadra sul Calvario-, disse il Governatore.
-Basteranno due o tre chiodi per muovere il cielo!-
L’autopsia dirà chi ha ucciso la giovinezza
e in quale Ambasciata si è rifugiato l’assassino.
Ti assomiglia in positivo la gardenia.
Possibile un trasloco nell’anima.
Lerry si diverte a disegnare cartoline Christmas.
La roccia non ha muschio per il presepe.
(…)
Abbiamo chiesto strofinacci per il passato.
Il tempo resiste ad ogni attacco.
Il dado si fermò sul rosso.
La memoria è un ammasso di rottami.
Diletta da Rotterdam si fermò un mese
nella Episcopal Church a parlare con gli angeli.
Michael Rottmayr è con Abele a Vienna
nella Osterreichische Galerie.
Nessuno sa quanto tempo resteremo quaggiù!
Hai visto come si sfolla il quartiere?
Timothy Boy ha trovato posto negli scaffali
a Springtime Mary e a Wake Up.
Il decano di Amburgo ha letto le terzine di Frost
per la conoscenza della notte.
Dormi se vuoi, così ti abitui alla morte.
Adam tornò a rivedere la barista di Fellini.
Cara Denise, sono Duchamp e mi piacerebbe
sostare con te nel soggiorno-.
Si scivola nel metrò.
Anche Malone muore, azzerati i mitocondri.
Oh, guarda qui, Mariette! Ci sono ancora le t-shirts del 68
e una retrospettiva canora di Bessie Smith!
Le croisette de Paris nei galà dello chateau
scambiavano l’omelette per il sushi!
Chi lasciò la parola si avvicinò al Verbo
chiedendone una nuova.
Madame O’Brian mi fa compagnia la notte
in quel dolce paese che non dico.
Milena scrive da Harvard:
-neanche qui abbiamo trovato Nonna Eliodora-.
Caro Signor Bernard, spero di essere stato chiaro.
La sirenetta di Copenaghen è una donna di incontri e reviews.
(…)
Che sappiamo del Galateo in bosco?
Poesia. Zona keep out!
A Frankfurt am Main ci siamo fermati
a comprare le affinità elettive nello Skyline.
E’ destino che non ci si incontri mai.
Eppure oggi c’è il cambio di stagione!
Abbiamo trovato serpenti nel giardino.
Lucy mi volle con sé a cercare l’erba sotto la pietra.
La stanza accumula fumi, appanna lampade e vetri.
I miei morti sono quelli che non ricordo.
Miss Olson non è più tornata tra noi.
Le abbiamo mandato una chiave. Lei sa come aprire la porta.
Chi apprezzò la sera amò anche il giorno.
Il lupo è sotto le mura. Attenta, Signorina Rosemary!
Magda von Hattingherg scrisse a Rilke:
–Caro Amico, ho scoperto la Storia del buon Dio-.
-Mister Gruman- disse un bodyguard,- la folla è alle porte!-.
E Gelinda dal balcone che gridava:- dillo a me il tuo peccato-.
2
Centrum Palace: Hotel notturno
ci si arrivava in ogni ora del giorno e della notte.
Denise cercava la malinconia di Molière
tra le letterature straniere nella hall.
A Giulia dicemmo di stare alla larga dalle Epifanie
e dai giorni di Palmira.
Nel bonheur du your rimasero i fogli A 4-80
e un pamphlet mai finito.
Ludmilla ama le carezze.
Questa è una città che non ha cuore.
-Cara Evelyn, sono John,ti scrivo per dirti
che sto preparando un albero genealogico.
So che i miei nonni emigrarono negli Stati Uniti
fermandosi chi a Waterbury e chi a Boston.
Se hai altri indirizzi
scrivimi al 98 Copper Lantern Drive- U.S.A-.
Passarono i trasmigranti dell’aldilà
riconoscendo la via, il numero civico, gli abbaini.
Da tempo sono fuori onda
oltre i tuberi,oltre i vasi di terracotta.
Al Berliner Ensemble tornò Brecht
con musica di Klaus Maria Brandauer.
Una pesante leggerezza si adagiò sul divano
con la psicostasia riportata da Forbes.
3
Convegno alle 20 di sera in Alba Chiara
con i primi workshops.
Weber parlò a lungo degli organismi astratti
e delle idiosincrasie puntando su una nuova Metafisica.
C’erano appunti di Extensions del mese di maggio.
Uno si fece avanti leggendo My Story.
Kriss portò le foto del Muro di Berlino
facendo il meglio di Bresson.
C’è chi ricordò i due Peiniger del III Reich
a caccia del soldato Charlie.
Ha smesso di piovere. Usciamo all’aperto.
Non ci sono le condizioni di attendere l’azzurro.
Prendiamo lo snowboard
per arrivare a Piazza dei Miracoli.
Attacco di venti gelidi dai Balcani
mentre gustiamo infusi di zenzero e curcuma.
Bussano alla porta. -Conrad, vedi chi è?-.
-Sono Giuditta, Signore! la governante dei Conti Mineo.
-Si ricorda di me?
Prendevo con ritardo il treno Berlino-Milano.
Erano anni imprevedibili.
Non sembrano che le cose siano cambiate da allora.
Preferisco lo stile gabardine,
fino a quando ne ha voglia Nostro Signore di Acapulco-.
4
Questa sera ti farò conoscere Katia Labéque
e Viktoria Mullova, con Giovanni Sollima in B For Bang.
Ti truccherai, lo so, per il nuovo anno
alla fine dei bilanci.
Il terreno dove crescevano le nespole
è diventato arido e il tuo catino non serve più.
Riaprono i boulevards. Sembra la periferia di Parigi
quando Bennard finì di tradurre Amours Jaunes di Corbière.
Il cammino è un pensiero.
Per questo Ketty si chiude in se stessa.
L’hotel Flaubert non era il luogo più adatto
per vedere l’eclissi.
Una sera,Joelle,ci prestò la casa:
il meglio delle nostre vacanze a Roven.
Ho sfogliato il dizionario
con la sola luce del comò
per trovare “Erfahren”.
Il libro di Pound si è sfilacciato
al Canto LXXXIV.
.
Clara parla con Brick dell’Holzwege.
Ha un’idea di come sia il viaggio
pubblicato da Klostermann.
5
Il tempo riannodò i fili della memoria.
Uscimmo per andare ai magazzini Spandau.
Negli scaffali trovammo mostrine delle Schutzstaffel
e l’ultima edizione del Die Tageszeitung.
Un giovane livoriano lasciò i Tamburi nella notte.
Non fu facile tornare a casa.
Il triciclo portava fiori a Shiva
per una grazia a Geltrude Bisleri.
Oh mammy, ora puoi salire sul Machu Picchu
e parlare con le colombe.
La ragazza sul treno adescava il Quinto Evangelio.
Al Savoia tornarono i ballerini di Grease.
Si sta in attesa di Hamm e Clov.
Beltrand si agita. Chiama un rom.
Gli dice di tenere tranquilla la notte.
Un puma fuggì dalla gabbia.
-Questa volta non lo prenderemo. Ci sono alberi e querce,
lupi e trappole nel bosco-,dissero i guardiani.
La linea della vita
è rimasta nella mano come una cicatrice.
Cara Dolin, ricordarti è stato sfogliare un album
con il rottweiler a guardia dei tuoi piercing.
6
L’azzurro non cambiò niente,
neanche la stagione.
Ci mettemmo da parte
a sentire il pop stereofonico.
Pensammo a Sonny
al limite degli anni e del punto zero.
Uscimmo a cercare un nuovo rifugio.
Qui è come rimanere in una stanza con i tempi di attesa.
Loters riparò il fuoristrada
per un tour a Val di Lupo.
C’erano tutti sui pick-ups: niggers e clochards,
Uccellacci e uccellini, Apocalypse Now.
Molti cartelli.Pochi annunci di arrivi.
Cancellati i voli per Pechino e Dubai.
Potrebbero aiutarci i risciò,
ma Orban non si farà sentire prima delle oblazioni.
Caroline studia le arterie occluse.
Ha ancora la Sindrome di Bernard-Horner.
Questa volta metteremo l’abito scuro
quando Duke suonerà Take the a train.
Si sono ingiallite le foto di Daddy
e le pagine di Bomb di Gregory Corso.
Nulla è rimasto,
se non il ricordo di Charlie Hebdo.
7
Erika colleziona black days.
Non manda lettere agli amici.
Conserva le parole del signor Wilson
come fossero marenghi d’oro.
-Va bene anche così-disse Charlotte,
conoscendo le incrinature di Erika.
In questo luogo e in questa casa
siamo rimasti soli.
Clelia si era seduta sul sofà
per seguire l’occhiolino della luna.
Vedrai che anche quest’anno verranno i Re Magi
senza lasciare nulla nelle favelas.
Siamo a percorrere le strade di ieri.
C’è chi gioca con l’Oblio.
Tu non balli, non prendi un Dufour, non pensi
al clima di Santo Domingo e di Rio Chavòn.
L’uomo sulla panchina
scambiò la cicuta per un Black Magic.
Non è che mi dispiaccia molto, ma anche i Fustemberg
non hanno gradito L’opera da tre soldi musicata da Kurt Weil.
Papà Modian ha rinunciato ai corsi della terza età
per un habitat ad Arquà Petrarca.
Mitos riconsidera tutto d’accapo:
la luce, il buio, “la vita liquida” di Bauman.
Un bulldozer rimosse le ossa verniciate di bianco.
Ci fu chi cercò il killer ad Alexanderplatz.
La sera ha un gran da fare
nel chiudere le finestre nel cielo.
-Signorina Klipster si accomodi qui,sono Sigmund,
lei sa quanti morti si porta dietro Godot?-.
8
Pentecoste tra figuranti
e parking-lots nei giardini.
Zia Adelina, igienista, con i guanti atermici,
ripuliva le pareti dalle muffe.
La ragazza del catering sbagliò indirizzo.
Uscimmo per un breakfast.
.
Ketty aprì a New York
un bookstore di Collected Poems e matrioske.
A Kamus chiesi di lasciarmi un posto
come guida turistica su King Lear a Stratford.
Nonno Vincent si appisolò
lasciando la gruccia sul sofà.
Anni con le bende agli occhi.
Era primavera e non lo sapevamo.
Una lettera da Rosebud rimise in gioco
il teatro dell’assurdo.
Kendy aveva finito di leggere
Doctor Sleep.
E già pensava di riscrivere la vita,
passando dalla città al ghetto.
9
Sei rimasta come le foglie del bonsai.
Mi scrivi:-salutami Stella e le amiche di Parma-.
Esco di rado. Qualche volta mi fermo al Cabaret.
Riapre il Nasdaq di Londra con le start-up a 10 Buy.
Non lontana dai borghi
c’è la discarica delle stagioni.
Ci riserviamo le prognosi future
e le segrete stanze dell’illusione.
Rispuntano gli ologrammi.
Stasera ci fermiamo con i turisti by night.
Leggo e ripongo After Strange Gods
dopo una giornata di meteo invernale.
Qui prepariamo i bouquet
per i compleanni della famiglia.
-Signora,sono arrivati i tulipani. Glieli mando a casa
così nessuno potrà dire: per chi suona la campana!-
C’è sempre un tempo per nascere
e un tempo per morire.
A digiuno ci fermammo nella certosa
ricordando Debora e Barak.
La nostra amica americana si è sposata con la tristezza
da quando ha letto Day by Day.
10
Tocca a Jeffry scegliere i Gospel Singers
e non un solista tzigano.
Signora Ingeborg, cosa si aspetta da questo concerto?
E’ un’operetta su un ultimo mon amour!
L’uomo che si riconobbe baco da seta
oggi indossa vestiti Jersey.
Benny non badò alle spese
nei giorni di Soweto.
Nella mansarda sono rimasti i posters
e le vecchie biciclette martin-martin.
Sembrava una cineteca
con il ritratto di Bruno Ganz nel film La casa di Jack.
Padre Hubert cura il giardino di albicocche,
salva le ragazze venute da Santa Cruz.
Kriss propone un open day
sulle equivalenze estetiche.
Se non ci saranno avvisi di Warning
continueremo a cercare Laura Palmer sotto i ponti.
Jodie vive di malinconia a Norwich.
Scopre le carte per trovare il Jolly.
-Qui- dice, – passo i giorni
tra il metrò e il London Eye.
La Meridian House, alle sette di sera, apre il repertorio
con il canto degli invisibili e delle rimembranze.
11
L’inganno delle tre carte
con l’elzeviro di Janette su le Figaro.
Il giorno che peccammo non fu il primo
e neppure l’ultimo.
Musica da radio Deejay
in attesa del rapido 666.
Ci fu un attacco nel Finale di Partita
tornando alla locanda.
L’ultima neve di marzo
segnò la fine dell’inverno.
Riaprì il Teatro della Crudeltà
di Peter Brook e Charles Marowitz.
Mancavano Giuda dal ramo e Lazzaro nella tomba.
Ma i più erano uomini senza ali e passione.
Blondy ogni sera prepara le gocce di melissa
senza il Roipnol.
E non desidero altro, davvero non desidero altro
se non la crème brulèe, e la rosa canina.
E tutti i borghi che portano a Milgate
e a All Those Yesterdays.
12
All’alba uscimmo
con Le Signore in Europa.
Tornò il Die Welt
senza Franz Biberkopf in prima pagina.
L’improvvido mese di gennaio
distrusse il giardino di Olinda.
Un profilo di cipresso rimase nella mente
e fu un altro calice sull’altare dei ricordi.
Stanchi di così insistente ricorso a fantasmi
lasciammo Madame Bergot bevendo Chardonnay.
(…)
Nessun lessico familiare portò la sera.
I volontari del Saint Club ti donarono fiori.
Nel salotto rimasero i quadri
di Georges Mathieu e di Enrico Baj.
La lingerie di Marina Kavaloskij
non ha tramonti nelle sere d’estate.
Cercammo l’uscita ma non la trovammo.
Meg rimase spaventata.
Chi è passato di qui non ha lasciato traccia.
Il mercante di pegni ha chiuso bottega.
Winston disse: -Non ho colpa alcuna, né peccati.
Aiutatemi solo a superare il check-in!-.
13
Hai lasciato la dimora e il Grande Gatsby
con gli oggetti che non ti parlano più.
L’anticiclone mise in pausa l’ira dell’inverno
senza passare sulle cime dell’Adamello.
Giorni si susseguono nel ritmo dell’hukulele.
Uno verrà col fiordaliso in bocca.
Buona parte dell’anno è passata
senza effrazioni sulla pelle.
Al Biffi Hotel rimanemmo
per conoscere la varietà dell’Essere.
Ora pensi a dicembre
segnando le date da riesumare.
I vestiti autunnali
li abbiamo lasciati ai ragazzi del Bahrain.
Mister Wood agita mente e anima,
non sopporta i Concerti Brandeburghesi.
Torniamo in superficie
col rumore di fondo dopo Quickly Aging Here.
Dura il mese bisestile.
Barkeley canta Crazy.
14
Abbiamo percorso tornanti e strade
con avvisi di stay away.
Nel vecchio motel ci sono stati incontri
di creative writing con poeti underground.
Si inasprisce l’aria di mele guaste.
Gli occhi della signora Rowinda non incantano più.
Le distanze non sono mai parallele,
neanche a leggere Postkarten.
Qualcuno ricordò
le riflesioni spirituali di Etty Hillesum.
E’ rimasta in giacenza la lettera da Wiesbaden
con il domicilio sbagliato.
Dal balcone il panorama si è ristretto.
Ci dividiamo l’Inferno e il Paradiso.
Carissimo John, il bulldog è sulle tracce
dell’infanzia perduta.
Benn disse di aver letto Peter Russell
e che alcuni versi gli erano rimasti nella mente:
Karinova soffre di beta amiloide.
Gira il mondo con i pensieri-rondinelle.
15
Lei preferì il turnover bevendo Armagnac.
In una stanza trovammo la lista dei regali per Natale.
Bellezza volle che tu indossassi
il tailleur autunno-inverno di Raffaella Curiel.
Una donna salì al cielo- Si udì una voce:
-Benvenuta nel Paradiso delle Signore-.
Il prebendario proferì parole,
il meno che potesse dire.
E se Lucy col tempo non fosse più lei
e le cose non avessero un nome?
Il quartiere è in rovina.
Non c’è un progetto per il futuro.
Nel Club Sant’Agnese de Boulevard
si parlò di happening.
Duccio lasciò ogni cosa
pensando ai giorni: balestrucci migratori.
Quest’anno diremo tutto a Nancy
sulle oscurità del giorno.
Caroline ha sempre qualcosa da fare
per non portare Lilly a vedere La Vita è bella.
Hai messo a soqquadro il calendario
per cercare il nome Elettra che non c’è più.
E’ tornata Giuditta con borsa Vuitton,
senza overdose di ricordi.
16
Una sosta a Ceylon per capire Buddha
e il libro di Krsna.
E’ meglio restare in periferia
che vivere in un quartiere in subbuglio.
Beethoven ricollocò la Sinfonia n.1
al caffè Bernard.
Molto si discusse
diagnosticando il futuro.
Uno si fermò di fronte alle metonimie.
-Sono Piqueras,- disse, -e voglio restare qui-.
Nessuno venne da La Terra desolata
se non la ragazza dei giacinti.
Ne parlammo con il raccoglitore di funghi
e di trombette dei morti.
Goodwin trovò alloggio nella criosfera
mentre gli gridavo nel sogno:
-resta qui con noi con la rosa e la viola-.
Cosa dire a Weber? Zigosckji ha avuto un gran da fare
sulla tomba di Lilja Brik.
Anche il mistral se ne sta occupando,
ma è sempre un disordine lungo la campata.
17
Simili ai quartieri di Boca Do Rio di Salvador
sono i murales del club Meninos de Bahia.
Mister King è l’unico nigger
al servizio della Signora Cambell.
Mondo. Ipotesi decostruttiva.
Turismo by night.
Lilian ha un felice rapporto con la badante
quando va al giardino comunale.
A volte dice che bisogna pensare anche a Sullivan.
Lui sa come creare gli oroscopi.
Florence ha una videocamera sul pianerottolo.
Teme il ritorno dell’ape regina.
Rivediamo le offerte per la casa
di ampia metratura e garages.
Nessuno sa quanto tempo resteremo quaggiù!
Hai visto come si sfolla il quartiere?
E a che serve acquistare una casa?
Hermann lo sa, per questo fa affari.
Siamo ormai nel cuore della stagione
gustando le olive ascolane la sera.
18
Un paese a rischio frane
come puoi restare alla larga?
Tutta la notte cercammo il labrador.
Borges si presentò con La luna di fronte.
Al mattino rastrellammo i chiodi per i posters
di Gianni Dova e Cesare Peverelli.
Abbiamo appreso molto dai colori di Mirò
e da Les Grandes Manoeuvres.
Un luccichio apparve,
ma era il riflesso di luce di un pick-up.
Fermarsi al Bar è ricordare
Beckett al Café francais.
Eccoti, dunque, a parlare di Bereshit
mentre sostano nel backstage Macbeth e Polonio.
Carlo aprì la porta alle sinottiche
senza sapere dove fossero Melvin e signora.
-A volte-, disse-,parlo con il custode dei prati
per sapere il perché degli scrosci d’acqua-.
La sera trascura i peccati
ma non l’assalto dei pipistrelli.
Di Helen sono rimaste poche cose.
Il resto lo scoprì Lucy rovistando nei cassetti.
19
Perdersi è l’unica certezza
di chi ha poca fede nel domani.
Bruciavano radici e sciami di pensieri.
Di un lume si parlò all’ombra del paravento.
Maxuell ha una baita con attico e telescopio.
Cerca altri mondi, la strada per Compostela.
Ho ancora il Libro di Rose del 48,
curato da Giovanni Ferretti.
Nel mese delle rimembranze
pregammo per la figlia di Arnold.
Quando Lowell morì in taxi
aveva dedicato tutto a To Mother.
Una notte Daddy mi venne in sogno
con annunci paranormali: la fine di Anthony.
Oh Billie, l’hai cantata bene la canzone
del giorno dopo con The very thought of you!
Non andrò in Africa. Salutatemi Mandela.
Fotomontaggi e selfie non bastano a ricaricare il giorno.
A novembre tornano i solisti della UBS Verbier
per un resoconto su Beethoven.
Clark ha un problema con l’anima.
Non c’è giorno che non perda piume strada facendo.
20
Riaprono i cantieri tra sacchi di juta
e brandine lungo i marciapiedi.
Giselle da tempo è sparita.Banksy è al Mudec di Milano.
Neppure questa volta Vincent ha dormito.
Sembra sordo a tutto ciò che gli si dice,
non fosse altro per evitare la notte ad Amsterdam.
Quanto alla famiglia Lawrence ed Elisabeth Hanson,
non possiamo che essere grati di aver ricordato i girasoli.
Ringraziamo l’Editore per il reading all’Hotel Garden.
La Signora Rothschild ha un viso che resiste ancora.
Torna Scarface di Oliver Stone.
Evelyn ha una collanina con sette croci contro i Woodoo.
Il poster di Signac è puro pointillisme.
Nella lettera di Clara c’era solo un indizio:Blackbird.
21
E’ tornata Milena. Mi riconcilio con Pound
e The Shorter Poems.
Suona il Jukebox di Ginsberg.
Chi ricorda Tambourine man?
Sono con te Rosmina, con te e Baby Bull.
Che dice oggi il meteo? Si può andare a Parigi?
Da un morso di serpe è nato un fiore.
Karima sa come accendere il fuoco.
Dormi se vuoi. Così ti abitui alla morte.
Adam è tornato a rivedere la barista di Fellini.
Chi scriveva ai posteri
non sapeva di mandare la lettera ai fantasmi.
Dalla roccia non esce più acqua.
Ella Fitzgerald va oltre Lady be good.
Un enorme telone di juta ritrae Picasso.
e Les demoiselles d’Avignon.
La bromelina ha ridotto l’edema.
E’ caduto dal muro il Bacio di Klimt.
L’osteria all’uscita da Como vendeva alcaloidi
per il lungo viaggio fino a Donnalucata.
Jang Son Bai ha di nuovo acceso un haiku.
I capricci di Buddha lo tengono in vita.
L’anima di Fred non trova posto nel Paradiso.
Chi ha oscurato la Luna?
E’ pazzo il fiume che straripa.
Ho deciso. Resto nel buio.
l’Arcangelo ha detto: -andate in ogni luogo
perché questa è la terra del Signore, la luce del giorno-.
22
Il leggio aprì il concerto su Cajkovskij
Tre signore in prima fila leggevano il carnet
della Sinfonieorchester Wuppertal.
Sul divano, a un passo dalla tortura a pendolo,
un croupier estraeva a sorte il condannato a morte.
Una discussione fra le quinte non portò a nessuna pace.
Ognuno parlava secondo la propria immagine.
All’uscita dal Forum riconoscemmo
il vecchio Jèròme a corto di orizzonti.
Oh Jèrome, Piqueras è a un passo
davanti a te nel giardino dei fiori!
Salimmo sulla vetta più alta
a fermare il braccio di Abramo.
Il tulipano sa come accogliere la pioggia di maggio
nel tempo delle mutazioni.
-E’ veramente bello stare qui-
disse la donna venuta da Damasco.
Milly bussò alla porta.
-Nonno Burges sta male,-disse.
Ogni anno Hendrius recupera
le scarpine dei morti lungo la Senna.
Vestimmo Nonno Burges con l’abito grigio
e camicia Clay, lasciandogli il Vangelo tra le mani.
Siamo in ritardo.
Nessuno capirà la nostra assenza.
Credi proprio alla via del ritorno?
E che viaggio è ? Chi l’ha detto, Padre Ray?
– Creiamo una start-up di sola cannabis-,
disse Marceline dimenticando il paese di ciechi e storpi.
Tra pochi mesi sarà Natale.
Caro Edmund vieni a trovarci.
Oggi le nostre anime sono così leggere
da sembrare condors nel cielo di dicembre.
23
Notturno urbano tra twitter e rumori di fondo
con Gente di Dublino in dormiveglia sul sofà.
Lucy si fermò su un frammento di tempesta
mettendo in gioco l’occhio in diplopia.
Un convegno riportò la storia dei ragazzi
di Scottsboro in Alabama.
Svolazzò l’uccello beccaccino.
Tornarono le voci di We are the world.
Venne la Signora della buona parola
e della rimembranza.
Ciò che fa chiaro il ricordo è la luce.
Meg si portò dietro la bambola Barbie.
La donna, benedetta nel giorno di Pasqua,
volle salire sul Calvario a schiodare la Croce.
A volte mi vedo dentro e fuori la terra battuta
e non so se nascerà mai un fiore.
Cominciammo a sfogliare i Canti di Maldoror
dopo aver oltrepassato le poesie del fiume Wang.
Venne la ragazza di Ipanema.
Le strisce nel cielo cominciarono ad apparire.
Chissà se l’inverno aggiungerà qualcosa di nuovo.
I nomi in stand by.Valéry, che fine ha fatto il libro di Rut?
A Novembre pregheremo per tutti,
per Elizabeth Bishop e i cuccioli terrier.
24
Il professore Ernest non ha mai fatto jogging
dopo la fibromialgia.
La famiglia Oliver ha messo nel giardino
il cartello: House for sale.
C’è una tomba vuota, a due passi dall’autostrada,
con le statue come sull’isola di Pasqua.
I bluesmen cantavano: Happy Days,
in un amarissimo amarcord di tempi sincopati.
Jessica crede nello Zen.
Padre Olmer ha lasciato il testamento.
Nel primo capitolo del Canto di Corvin
ci sono passaggi che ricordano il Deuteronomio.
-Non sono sicura di andare in Lituania,
ma se non fosse possibile- disse Kalina,
-passerò il tempo a seguire
The Order of the Burial of the Dead-.
Alle 18 torna Merlin. Prepara la cena.
Il tavolo ha quarant’anni.
Sale il fumo fino alla lampada.
Andrea rinnova aria fresca.
E’ così invecchiata Masina che non ricorda
la contemplazione primaverile con i primi raggi di marzo.
Gesualdo non recita più i Canti della Salvezza
e della Solitudine come passepartout.
25
Tornano i migranti dell’aldilà
con il resoconto del viaggio.
-Cara Denise,sono Duchamp, e mi piacerebbe
sostare con te nel soggiorno-.
Elsa provò a mettere gli stivaletti di gomma
per non disturbare gli intrusi nella stanza.
-Questa casa-,disse, -non si affitta a nessuno.
E’ bene che rimanga chiusa tutto l’anno-.
Chi si avviò lungo la statale
dimenticò l’inventario dei beni.
Non accadeva da anni che un falcetto
tagliasse la vita a metà.
E’ sempre stato così in conclusione di un discorso,
lungo e affilato come un machete.
Due donne di Manchester avevano in mano
le tracce dell’Assassinio in Canterbury.
Si scivola nel metrò.
Anche Malone muore azzerati i mitocondri.
26
Milena si è arricchita con le bugie
lungo la Promenade de la Croisette.
Profumo di betulle sul sedile anteriore
lungo la tratta Parigi-Venezia.
Mi saresti piaciuta anche con le cuffie
e il Time tra le mani, senza la crema Lumiere.
-Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente, fa’ che, cerca di,
tendi a, dimmi tutto-.
Avevo un epistolario con due cugini a Waterbury.
Certo è che con Florence ogni discorso è chiuso.
Dovresti essere più paziente con il glucosio
e con la folla alla cassa del supermercato.
Il freddo ha ovattato Englewood e tutto il New Jersey.
Per questo Matilde non scrive.
Il discorso sulle piazze ha convinto l’uomo di paglia.
Ti sono piaciuti gli stivaletti da Pittarosso?
Giulia ha disegnato un drone a colori.
E poi dici che non è portata per le Belle Arti!
Non andare al centro della questione
è non risolvere il dubbio su Essere e non Essere.
Si accende una luce.
E’ Giusy che prova le lampade di Natale.
27
Riordinammo i libri, il catalogo degli Autori
lasciando intatti i sampietrini nel giardino.
Cielo aperto, cielo chiuso.
Qualche allarme nel querceto.
La terra ci ingoia, piange come la rugiada.
Oblò chiusi. Ante serrate.
Prega il buon Dio
di fare a meno delle nostre ossa.
Ci penseranno i falchi pellegrini
quando verrà il tempo delle spoliazioni.
Riapriamo la cantinola
con le muffe e le matrioske.
Oh, guarda qui Mariette,
ci sono ancora le t-shirts del 68!
Aver avuto allora un Food Store
sarebbe stata una fortuna!
C’è molta imprudenza da queste parti.
Baldus non sa che dire.
Ogni giorno si allaccia i polsini,
ripete il monologo di Shakespeare.
Questa sera al reading in via dei Pini
tornano le ballate di Zukovskij.
William fa sapere che anche a Pasqua
l’Hudson è stato un assassino.
28
Hai archiviato la rimembranza
negli spazi vuoti di meriggi e anni.
Nero fumo dai comignoli.
Cielo nero di notte. Alba chiara.
Oh le croisette de Paris nei galà dello chateau
dove le bariste scambiavano l’omelette per il sushi!
Sigmund ha lasciato Ringstrasse.
Brutta storia questa tua psicosi!
Ketty, alle cinque, prepara il caffè,
accende la stufa, porta acqua al rosmarino.
Cosa vuoi che dica?
Difficile è uscire dalle mie prigioni.
L’occhio altera le superficie radianti,
mette in forse la luce all’orizzonte.
Naomi si è svegliata
dopo cinque allarmi sul cellulare.
Ha cancellato i veleni del giorno
profumando le stanze di Cologne.
Whitniss non ama le centurie.
Teme i mesi dello Scorpione.
E’ bastata una notte ad arare la vita.
Ognuno ha preso il largo.
Ognuno fiorisce a primavera
nel giardino di Klingsor.
29
Patsy si svegliò di buon’ora
ricaricando l’orologio.
Portò cibo ai canarini
aprendo le imposte al sole che sorgeva.
Le scrivo Signora Moon
per dirle che mi fido delle sue parole.
Abbiamo deciso (povero Martin)
di non essere più della sua brigata.
A casa c’è sempre un ospite inatteso.
A volte si tratta solo di un formicaio.
Proviamo a rimuovere nello scantinato
le presenze olfattive.
Da tempo mancano notizie
di zio Joseph e del figlio Anthony.
Se mai doveste incontrarli
dite che ci sono ancora i fiordalisi nei giardino.
30
Questa è la casa dove tutto tramonta e albeggia.
William mandò una mail.
Teme la faglia di Sant’Andrea,
non cura più il suo giardino.
-Va bene così- disse il frate domenicano
tenendo in mano le radici della terra.
Resistono i lumi nel buio che ci circonda.
Lilian ha tanto da dire su Song of Myself.
Sboccia la gramigna:preda d’api e di zanzare.
Nella casa non ci sono più i fiori né le foto di Bresson.
Si acuiscono gli acufeni, le misantropie invernali.
Lo specchio rifugge da altre immagini.
Chi lasciò la parola si avvicinò al Verbo
chiedendone una nuova.
Miriam ha superato gli 80 anni.
Ha i segni della fragilità capillare.
Un tempo aveva il viso da copertina Vogue
e le magliette Lacoste.
La tristezza è vedere il rubinetto che cola,
il giorno che finisce: silenzio sul corpo e rovine.
Di te mi sorprende la fede nelle ortiche
dopo l’ira di marzo.
Il mondo esiste ma non è come lo vorresti.
Kriss vuole fare un nuovo happening.
La sera è al collasso!
Ovunque giri è un tonfo di émbrici.
Prima di sparire Caroll
volle guardare l’orizzonte.
Ma è più il silenzio che passa tra me e te
che il bene sulla crosta del mondo.