LETTERA AD UN LETTORE

Mi scrive un amico da Genova, appassionato di letteratura, al quale avevo consigliato di leggere L’Ombra delle parole, che mi chiedeva cosa ne pensassi della poesia Kitchen, in particolare quella miniaturizzata in pochi versi.

Sottraendomi alla sua richiesta, egli non ha tardato a inviarmi un’altra lettera, alla quale mi è sembrato doveroso rispondergli.

Caro Alexander,

scusami se non ti ho scritto prima, ma tu mi chiedevi un parere ora che la comunità letteraria è allo sbando e se ne va con il Covid 19.

 Ho riflettuto molto se risponderti o meno. Dopo un lungo ripensamento, ti scrivo quanto segue:

Carissimo,

la questione è seria. Mascherare la poesia con  versi brevi, asintomatici, schizzi neuronali, nel corpus della poesia Kitchen, apre un dibattito con i lettori  di fronte a una visione di composizione estemporanea, fatta di scatti sinestetici, ibridi, di graffiti lapidari, in un furore palingenetico.

Il punto dirimente sta nel fatto che produrre  questi versi, come tanti tic tac compulsivi, spettri e lampi della psiche, sembrano frutti di una intelligenza artificiale, mosaico tipografico, pezze d’appoggio di marchio pseudo letterario, di uno stato asmatico, e afasico, bisognosi di ossigeno:   una mostra che vorrebbe passare come tanti gioielli Le Bebé, ma che non hanno nulla di pinacoteca. Si tratta di un divertissement di autori creativi, con  propri risvolti spaziali e temporali: un vero shock tra pop e sperimentazione, onirismo e allucinazioni lisergiche, che lasciano in un Cracking fatto di selfie, schizzi di pixel art e graphic novel. La stesura  ha la forma degli kaiku, ma molto lontana per contenuti  ed espressione.

Credo di aver risposto a quanto da te richiesto, sperando di non creare rabbie avversative, citando il pensiero di Stuart Mill il quale asseriva che “Quand’anche tutta l’umanità, meno uno, avesse un’opinione, e quest’uno fosse d’opinione contraria, l’umanità non avrebbe diritto d’imporgli il silenzio”.

Cordiali saluti.

Precedente CAMBI DI STAGIONE Successivo TESTO DA "CAMBI DI STAGIONE"

2 commenti su “LETTERA AD UN LETTORE

  1. Caro Mario,
    l’Instan poetry non scrive (mini) racconti. Non fa raccolta di frammenti; se c’è del montaggio è tra due parole, cosa non facile a farsi. E manca di discorso. Il discorso richiede tempo (tempo e pensiero vanno insieme), l’istante è istante.
    Tutto giusto quel che dici, anche “ha la forma degli kaiku, ma molto lontana per contenuti ed espressione”. Lontana secoli, direi. E di un’altra civiltà, comunque la si valuti.

    • Approfondiremo l’argomento quando avrò terminato il libro che sto allestendo, “Instant poems and short stories”. In apparenza l’Instant poetry può sembrare un facile esercizio ma non è così. Spesso, dopo ore di scrittura non me ne esce nulla. Ho cercato Ip nei tuoi frammenti e non ne ho quasi trovati, perché tu scrivi in modalità del racconto. Ip rifugge il significato, in questo è kitchen. E non sono aforismi.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.