INEDITO DI MARIO M. GABRIELE, da “Registro di bordo”

Sei stata a vedere il cerchio del divenire.
Elly ha tenuto il corpo in vibrazione.

Le condizioni anomale del tempo
sono nelle citazioni di Padre Orwell.

Ogni giorno ho un dialogo con le metafore.
Evelin ci sta dentro come la panna nel caffè.

-Viene Natale alla piana delle vipere-
ma nessuno se ne accorge.

Un maquillage si è fatto Dorian
dopo la movida.

Ho ciclostilato il Libro americano dei morti
per non perderlo di vista.

Un tipo abbastanza insolito
chiese dove fossero la Galleria del Naviglio
e i quadri di Jean Dubuffet.

Un breve frasario
stava sui muri in via Cairoli 80.

Abbiamo pregato l’inverno
di stare alla larga dalle mimose.

L’insegnante di inglese
ha equiparato World con il Mondo
e Smile, con il sorriso.

Il topo di fogna era un marine nel giardino
alla resa dei conti con l’esca.

Uno di questi giorni
lasceremo tutto sulle sedie di paglia.

Un neon si accende e un altro si spegne
e se viene qualcuno  a bussare alla porta
nessuno sa chi è e dove va.

Oggi uno del Baobab
ha  restituito la vita nel metrò.

Sono anni che lasciamo le briciole alle allodole,
meglio se nelle Coffeehouse torna il reading.

Sul Village Voice ci sono frasi e titoli,
e un replay poetico di Ginsberg.

Si ignora dove siano
James Welch e Aram Saroyan.

Un disturbo laterale alla vita
è la foglia quando se ne va.

Oh Mary,
se veramente vuoi l’ora giusta
ferma il time e l’orologio a pendolo sul muro!

E’ così poco nota  A Coney Island of the Mind
che qualcuno l’ha riproposta  una sera al Piper
con i found poems e il cut-up.

C’è chi conserva ancora
qualche mattone del Muro di Berlino.

A Vinetastrasse la meglio gioventù
ha cantato Venus as a boy insieme a Bjork.

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