INEDITO DI MARIO M. GABRIELE DEL 22 APRILE 2020

Andando per vicoli e miracoli
ritrovammo l’albergo e il trolley.

Non si dà nulla per certo, neanche prendere contatti
con il gobbo di Notre Dame per suonare le campane.

Bisognava partire.
Tu non vuoi più le carezze?

Il fatto è che se ci mettiamo a seguire Ketty
non  leggeremo Autoritratto in uno specchio convesso.

I Simpson si riconoscono per il colore giallo.
Giulia ne ha fatto una raccolta di figurine acriliche.

Tutto rotola e va in basso. Sale e scende.
Linee nere e linee rosse.Si cerca il punto originario.

Cerca di distrarti! Prova a chiamare
le cugine di Sioux City.

Ti suoneranno  l’ukulele
ricordandoti  C’era una volta l’America.

Oh bab, baobab, invocò il nigeriano
alla fermata del Pickup.

Controlla tutto e bene nel trolley.
Vedi se c’è  anche  questa sera il Roipnol.

 

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2 commenti su “INEDITO DI MARIO M. GABRIELE DEL 22 APRILE 2020

  1. Proprio nel momento in cui l’erede di Giovanni Agnelli, il topastro John Elkann, ha liquidato il direttore di “La Repubblica” sostituendolo con un fedelissimo moderato pony express del moderatismo internazionale Molinari, e comprato l’asset per un pugno di dollari, possiamo comprendere come il capitale internazionale disdegni le testate giornalistiche «diverse» e comunque «critiche» del sistema-Capitale. Il problema è che si preannuncia in Italia, in Europa e nel mondo occidentale un acutizzarsi della crisi e dello scontro in atto tra i ricchissimi e il nuovo proletariato internazionale che ama visceralmente i Bolsonaro, i Trump, i Salvini, le Meloni, gli Orban, i Putin… Le democrazie liberali sono a rischio di sopravvivenza, questo è chiarissimo anche in Italia dove l’accoppiata fascista-leghista Salvini-Meloni lancia accuse incandescenti contro un governo parlamentare che sta affrontando la crisi più grave del novecento e del post-novecento.
    In questa situazione alla poesia viene sottratto il terreno da sotto i piedi, le parole diventano sempre più difficili, scottano, non possono più essere maneggiate, i poetini e le poetine alla Mariangela Gualtieri e alla Franco Arminio vengono citati sulle pagine della stampa e dei media per le loro poesiouole sul Covid19 e sull’ambaradam dello sciocchezzaio, mentre un poeta laureato di Milano discetta sulla fine della «società letteraria» d’un tempo, e altri autopoeti parlano di «Bellezza» e altre amenità consustanziali allo stupidario di massa di oggi.
    In questa situazione, che cosa può scrivere un poeta che vive nel paese più a rischio democratico d’Europa come l’Italia? Può solo scrivere con sconcertante umiltà: «Tutto rotola e va in basso», per concludere:

    Controlla tutto e bene nel trolley.
    Vedi se c’è anche questa sera il Roipnol.

  2. Luca Chiarei il said:

    Questi versi li sento come la rappresentazione del rumore di fondo dei tempi presenti. Dire semplicemente che è bella sarebbe riduttivo. È verosimilmente vera?

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