INEDITO DI MARIO M. GABRIELE del 12 aprile 2020

L’unica cosa che Orlock disse fu: Gratia vobis et pax-
facendo frullare le ali delle rondini sul sagrato.

Giuda attese che lo chiamassero al Palazzo di Giustizia
dove c’era un bodyguard con la tagliola in mano.

Avete mai visto un uomo crescere nel pantano?
domandò Padre Cruz ai missionari nel Whuan.

-Abbiamo bisogno di un sofà con lenzuolo di seta
e almeno 10 bicchierini di Gentleman Jack.

Il tuo viso non necessita di Chanel.
Ti toccherà tornare al passato rubando Le Illuminazioni.

Le cose come sono viaggiano a tradimento.
Ne parleremo con il Giudice al Processo.

Ci ha pensato anche Jan Bruegel, il Giovane,
con il Paradiso Terrestre alla Gemaldegalerie di Berlino.

Qualcuno si fermò nel concerto dei Pink Floyd
dopo aver scritto: Liebe Christa wie geht es dir?

Si arrivava  a piedi all’abbazia di Fra Petrarca
l’unico che sapeva dove fosse il Santo Graal.

I falchi passavano da un ramo all’altro
come pensieri senza sponda.

Niente  più veniva alle porte del mattino
se non l’ombra del verbasco su un futuro da epitaffio.

Su tutto echeggiavano le parole di Franz Wertmuller
Oh,la soupe à l’Oignon Gratinée!-

 

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2 commenti su “INEDITO DI MARIO M. GABRIELE del 12 aprile 2020

  1. Non saprei dire se questa sia una poesia post-pop o una pop-poesia, così come c’è oggi una philosophy kitchen si dà anche una poetry kitchen. Mario Gabriele sonda le possibilità della nuova poesia accostando e facendo fibrillare la Gemaldegalerie di Berlino con il Santo Graal, Wuhan l’abbazia di Fra Petrarca, franz Wertmuller e la soupe à l’Oignon Gratinée… mischiando il sacro col profano, reperti del museo della storia e ologrammi, fragili algoritmi poetici con assiomi e aforismi diserbati di significato. È il nostro tempo di Covid19 che richiede una poesia siffatta, né derisoria né irrisoria, che si sottrae alle categorie della critica del testo perché in realtà non c’è più nessun testo da interpretare, qui l’ermeneutica fa cilecca, mostra tutta la propria inanità. Qui c’è un testo che non si dà più come un testo, qui c’è un testo che bara con il lettore e con l’autore, e così facendo mostra che le regole del gioco sono state cambiate durante la partita, e che quindi non c’è più nessun gioco che si gioca, che la partita è finta, è frittura di pesce marcio…

    • mariomgabriele il said:

      caro Giorgio,
      il Covid 19 ha sbaragliato tutto asimetrizzando parole, linguaggi, aforismi: ossia quel complesso teatro di figure retoriche, e soprattutto la copiosa nomenclatura di termini tecnici per decodificare un testo poetico, scarnificandolo ermeneuticamente fino alla prebiologia della parola. Questo maledetto virus ci ha netturbanizzati lasciandoci soli in un’isola ecologica ristretta nel ricordo. In questo testo ci sono una varietà di lessemi, che prima davano un approdo letterario, un passaggio dalle figure dell’analogia e della mitografia, ad un sound in continuo preludio e fughe. Oggi non è più così. Si deraglia come un intercity nelle città europee che se interconnesse tra loro, sono tutte segnate dal coronavirus.

      Allora, come se ne esce? facendo ancora ritmografia lessicale e virtuale del linguaggio, come in certe recentissime proposte enfatiche e appariscenti? Il Covid 19 ha rimesso tutto in discussione, riportando al punto ZERO l’Homo Sapiens retrocedendolo all’Homo Faber o addirittura ai graffiti di Palmira. Questo crea un problema in poesia anche per la Nuova Ontologia Estetica, e per chi la propone o l’attraversa nei vari sistemi organici.

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