INEDITO DI MARIO M. GABRIELE

 

Il gatto si sdoppiò diventando una cassaforte Juwel.
La signorina Benoll non è lesbica.

Uno sherpa ha tagliato la vetta dell’Himalaya
e un serpente ha detto alla rana di volerla sposare.

Billy ha comprato la criptovaluta cinese
e ora è miliardario presso la Banca SYZ.

Hai capito bene. Il mistero buffo
è di essere tutti delle matrioske.

I denti hanno parlato in modo chiaro.
Siamo tutti assassini.

Ah, ecco, ci siamo. Torna Bellavista
a oscurare la notte.

Il giorno e la sera si attaccano al collo
come le catenine.

Il 911 ha raggiunto il cielo e la Via Lattea
senza trovare il Killer.

Dai retta al Signor Williams
quando dice che la medicina ufficiale non è l’omeopatia.

Scrivi pure! Tanto nessuno ti ascolta.
Sono embrioni lessicali, estrogeni allo stato puro.

Paolo fa paragoni assurdi,
con la sua ortodonzia da paratassi.

Si trincera dietro la chimica e la filosofia.
Non viene mai in piena luce.

Vuoi per caso fare l’ermeneuta?
Di questi tempi è meglio tornare all’innocenza.

Le volpi si sono tolte le code.
Il passero discute con la civetta.
La bugia è verità.
Maledizione! Ma non c’è un giorno di riserva?
Oh Dio, di nuovo il vestito cucito a punto croce!

Lady Koll sa da sé che l’automobile
è un pensiero in corsa sull’autostrada.

Quale storia vuoi narrarmi?
Tu non hai una storia.

Ecco le ruote, i dislivelli,
le vernici antimuffa per il Kyrie Eleison.

Scusami, ma non afferro ciò che dici,
mi sembri l’Ispettore Derrick.

Sentiamo cosa ne pensa Barret
dopo che hanno trovato la linea Maginot.

La prova di una donna è mettersi su un divano
e leggere il Cantico dei Cantici.

Giulia voleva la bagna cauda con paprika e zafferano.
Lo Chef ha fatto lezioni di pastasciutta.

Tempi duri! Ma quando si fermeranno?
Parliamoci chiaro. Solo il lockdown può dare etichette nuove.

Andando a fare shopping c’era il nuovo olio
Extravergine nel Palazzo di Varignana.

Mi piace il viso di Marie Christin Osselin
Enologa di Moet & Chandon.

Tu dove scendi? A Milano? O in quelle campate di cimitero
dove non ci sono né caffè, né barman.

Rincasiamo dove la casa è nostra.
Mezzanotte. Guarda l’orologio.
Senti Tic- Toc, Tic-Toc.

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2 commenti su “INEDITO DI MARIO M. GABRIELE

  1. Le poesie di Mario Gabriele non sono cose da prendere troppo sul serio, proprio in quanto serissime… sono belvederi, intrattenimenti di manigoldi, pachtwork derisori, collage di aforismi e banalità di banausici, frasi estorte a portaborse e a rubacuori da strapazzo, frasari manipolati, cialtronerie, assiomi furfanteschi, pseudo verità, ciarlatanerie, refrain, ciarpame, ciottoli, montaggio di pezzi smontati, citazioni pseudo accattivanti, furfanterie, piaggerie, accattonerie, deposito di luoghi comuni e luoghi di intellettuali…
    Entretien di brani incollati?, che cosa sono?, ditemi voi, monologhi sotto forma di dialoghi?, dialoghi sotto forma di monologhi?, collezione di aforismi?, micro-confessioni?, come accade in certe interviste storico-biografiche che, a un certo punto, divergono improvvisamente e si alterano in forme autobiografiche, apologetiche che sono tra le più utilizzate dal giornalismo caricaturale di oggi che ci informa dei fatti di cronaca e di cronaca biografica?…

    • mariomgabriele il said:

      caro Giorgio,
      l’interpretazione e i collegamenti da te fatti sulla mia poesia sono simili all’opera di un anatomopatologo il cui bisturi affonda in ogni parte del corpo sottoposto a indagine. A fronte di tutto ciò non bisogna dimenticare che il forno da cui sale in superficie il percettibile e il latente, non è altro che la giuntura dis(continua) legata all’inconscio per cui è in grado di sprigionare immagini sensoriali, dove l’elemento luttuoso rimane il nucleo psichico primario nei testi. Le forme che adotto sono legate come tanti spilli a un tessuto linguistico che necessita di combinazioni polivalenti per aprire più porte blindate.
      Questa cosmologia letteraria e poetica ha molti riferimenti da te citati e che per me sono la testimonianza di un processo integrativo di altri fenomeni naturali da rientrare nella cosiddetta “Patria Comune”. dove il pensiero se si ferma, rimane un ghiacciaio polare e di mascheramento della realtà.
      Scrive Theodor Adorno che “La Cultura risente danno se viene abbandonata a sé stessa, tutto ciò che è Cultura rischia non solo la possibilità di esercitare un’influenza ma la stessa esistenza”.

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