Inverno ibrido con le coperte sopra i sogni.
Non so nulla dove andiamo, chi incontriamo.
Spente le luci e la valvola termostatica
rimane il ticchettio dell’orologio a pendolo.
Scende lo spleen
senza avvertire la pioggia che batte nel giardino.
Cerchi cose che nessuno conosce
e vivono di traverso nei pensieri.
Come due apripista scendiamo a valle
dove sostano i vivi e i morti.
Qualcuno esce dal gruppo,
ci racconta la sua storia.
E’ una questione di tempo.
Quando lascerai l’Hotel ricordati di salutare le stelle.
In attesa del taxi, Mike si lustra le scarpe
per uscire con Tecla nei giardini zoologici.
Non esiste più la Carbonafta.
E’ dal 65 che manco da Milano.
Poesia e letteratura sono un binomio assordante:
una eccezione estetica.
Nella rastrelliera hai messo di tutto
salvando la camicetta a pois.
Il video di Orlowski aveva raggiunto il punto luce
mentre cercavo la Galleria Zelia Nuttal.
Nel raggio di un chilometro
vive ancora la signora dei platani e dei tulipani.
Caro Mario, eccellente lavoro come al solito
caro Giorgio, a volte pubblico su Altervista le mie poesie per non assillarti continuamente su l’Ombra delle Parole.Grazie del tuo riscontro.
La tua poesia è un assemblaggio di enunciati. L’enunciato non è una struttura, ma una “funzione”, mediante la quale i segni vengono in essere: l’evento enunciativo, sia esso scritto o orale, è la segnatura grazie a cui si apre lo spazio della significazione, il punto che rompe, introducendovi la differenza, la puntualità omogenea, la consonante che articola l’indistinto della vocalità, l’istinto della vocalità.