INEDITO DI MARIO M. GABRIELE

Parliamo di rado, e poche volte usciamo all’aperto.
In cima ad un albero aspetta  Il pettirosso.

Mancano i poeti della Quinta Strada
nell’Indice dei Nomi.

Così pure Marianne Moore
e Merrill James.

Tre operai arano la terra
per un nuovo Comandamento.

Rimani nel sotterfugio così diremo a tutti
che vivi nell’Emisfero  australe.

Parliamo a ritroso con la prima domenica d’Aprile
quando aspettiamo le rondini sul davanzale.

Dory, sorride tutte le volte che legge
Carne e Sangue di Michael Cunningham.

Mi accorgo solo ora che ciò che conservo
diventa ossetto di Tutankhamon.

-Non puoi essere sempre una governante borghese
perché hai buone maniere con l’uomo e la cicala.

Una strizzata d’occhio ai versi di John Ashbery
non te la toglie nessuno.

Il deserto porta dubbi.Quando mi toglierai il ghiblì di dosso?
Quando aprirò il mio supermarket di gigli e primeroses?

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2 commenti su “INEDITO DI MARIO M. GABRIELE

  1. questa poesia mi giunge come una grigliata di metafore e orate con spuntature di significati obsoluti, oloturie e ologrammi di una lingua dimenticata ma un tempo fraterna amica… come quando in un sogno angoscioso ascolti qualcuno che parla la lingua della tua lontana adolescenza che consideri ormai da estraneo. Il tutto sa di obitorio, un tempo abitato da abitanti e adesso da fantasmi che caracollano nel nulla della nostra storia comune…

  2. Talìa il said:

    Leggendo questa poesia inedita di Mario M. Gabriele non ho potuto fare a meno di sorridere e anche ridere con gli angoli amari della bocca: “Mancano i poeti della Quinta Strada/nell’indice dei nomi.”
    E poi Cunningham.
    E subito dopo rieccoci con il sorriso e con la fossetta sulle guance, come a dire “ciò che conservo/diventa ossetto di Tutankamon.
    E via di seguito. Una carrellata di nomi e di stanze come alla Reggia di Caserta dove non esistono corridoi ma ogni stanza (Ashbery) comunica con un’altra stanza.
    Poi, a chiusura della carrellata, il distico finale contiene un chiasmo di indubbia levatura.

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