INEDITO DEL 01/10/2017 di Mario M. Gabriele

Un odore di Arbre Magique

Un odore di Arbre Magique.
Le perturbazioni dell’Anticiclone
e i soffi di beata solitudine
svaniti come un postagiro della Bank Union.
Un guerrigliero si era fatto cittadino di Manhattan.
Tornò Chopin con mazurke e polonaise
nei mesi cult di Borgosesia.
– Qui vogliamo parole e opere;
il nostro aiuto è nel nostro Signore-
disse frate Angelino prima che l’ovatta
appannasse  i vetri della basilica.

Giusy era pronta per un nuovo oblio,
dopo aver peccato con pensieri e azioni
lasciando agli eredi di da Silva
le guerre del rosmarino e della maggiorana,
un CD di  Hellzapoppin e nient’altro,
se non sulla pelle il freddo del Nebraska.

Come saranno le fragole quest’anno?
Jack fece otto punti con i dadi.
Credo fosse l’ultima volta che giocasse al Betway.
Brutta faccia questa mattina, Dory!
È stata una notte di fiori del male.
Zia Adelina era tornata a salutarci.

Dopo gli ultimi sms da Bristol
Orsina mi offrì  un Grand Marnier:
dimenticando l’era glaciale.

Testo modificato
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