INEDITO 2018 DI MARIO M. GABRIELE

Alla tredicesima ora non successe nulla,
né il Big Ben, né il suono della sirena.
L’orologio ripartiva dopo mezzanotte.
Il soggetto si era liquefatto.
Non bastavano i fantasmi, le acrimonie,
a scadenzare l’Essere nel Tempo,
il punto fermo da cui ricominciare.
la TAC era già un avviso di partenza.
Il cane Mingus chiedeva aiuto
prima di passare nell’altro giardinetto.
Il senso non ha vincoli,
si espande e annulla il finito e l’infinito,
i frammenti in rovina:
dissolvimento  dei Fondamenti:
Tempo interno e Tempo esterno, il sensorio.
Tachicardia per il sangue che non arriva.
L’unica porta per non uscire
è il limbo prima del Fiat Lux.
Celeste, suorina nel monastero delle Trentatré
dove a sera accendi i candelabri
per la mensa dell’Abate,
fuori dalla clausura c’è la vera vita.
Amo il tuo foulard.
-Stai bene oggi? Eppure esisti
in ogni Benedicamus  Domino
et Deo gratias!. Un bel pasticcio
 -to be or not to be-.
Ieri, sono stato nel giardino dove cresce la cicuta.
Ora molte cose diventano chiare.
Non so cosa facessi nel cimitero.
Ma ci stavo per nonna Eliodora, e mammy,
e Virginia Wolf e tutte le filastrocche di Spoon River.

N.B. Sulla spinta delle idee su l’Essere e il Nulla di Giorgio Linguaglossa, ho tratte le premesse per articolare questo mio testo.

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