INEDITO

Morrison non sapeva che fare dopo la variante inglese.
Fece meglio Frances Elizabeth Kent,
con le serigrafie Let the sun shine e Stop the bombing.

Si può dire che fossero miracoli,
packaging di ostie consacrate, con locandine
per un Vangelo Pop senza Marx,
e la conversione del Nihil in Alleluia.

Noemi ne fece un reportage fino alla salita in cielo
con musica di Miles Davis e i fuoriusciti dal Purgatorio.

Nella Modern Picture non c’è Recherche,
un amico di Guadalupe confessò che quella di Sister Corita
era una anticipazione della Street Art
di Keith Haring, oggi nella Shafrazy Gallery di New York
senza Rauschenberg.

Chi ha letto il Capitale non ha letto la Bibbia
preferendo Virginia Woolf alla Summa Theologica di san Tommaso.

Girovaghiamo con M’illumino d’immenso.
Una turbativa d’asta ha rimosso la lingua arcaica.
Niente di male! Solo che mancano I tre Moschettieri di Dumas.

Scrive Umberto Eco:
L’altro giorno è venuto da me uno studente di filosofia,
che mi ha chiesto che cosa deve leggere
per imparare a ragionare bene.
Gli ho suggerito il Saggio sull’Intelletto umano di Locke!. (1)

Susy Stella, orfana d’amore e di playstation,
è un coperchio che copre ogni cosa; timida aquila
che percorre il cielo in alto e basso a cercare Mr. King.

Radio 110 Italia ha ricordato Mary Streep in Il Cacciatore.
e la vita americana di Lawrence Ferlinghetti.

(1) da ECO: Perché i libri allungano la vita. La Repubblica, pag.21

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2 commenti su “INEDITO

  1. Cronaca di questo tempo. I nativi del 2050 sono serviti: avranno di noi l’idea che eravamo un popolo vivace; non smarrito, derelitto, come alcuni filosofi vanno sostenendo per via della morte che non si spiega. Temono la morte, che per loro è fine di parola e pensiero, quindi è morte della mente. Né gli basta l’esserci stati. Ciò non toglie che nei cimiteri, come in tante poesie, crescono margherite e gli uccelli vanno a becchettare.

    • mariomgabriele il said:

      caro Lucio,
      hai trasferito in questa sede il tuo commento che molto si addice al disvelamento di ciò che volevo dire. E’ un contributo significativo da me molto apprezzato sulla riflessione simbolica che emerge dalla lettura del testo. Molti indizi ci mettono in guardia da chi oggi sconquassa la poesia, con un linguaggio, nevrotico, assurdo, psicopatico, esclusa ogni forma di fondamento realistico. Potrebbe essere che tutto questo derivi da qualche trauma che ha lasciato il segno, e che ne estetizzi corrispondenze analitiche e formali poco usuali, in controtendenza con l’Estetica ormai rimpiazzata dalle fumisterie surreali incuneate in un dominio fortemente autonomo. Credo che l’autoriflessione sia uno dei momenti principali per creare poesia e non surrogazione dei tanti schemi ripetitivi che si sono alternati nella storia delle varie correnti letterarie che hanno ammesso di tutto nella fragilità dell’esistenza. Queste considerazioni possono creare divergenze all’autonomia linguistica e formale di chi ne è propositore, ma quando i dati non hanno schemi e immagini reali, non c’è adeguatezza e riproduzione della realtà, e a subirne le conseguenze sono soltanto i lettori anonimi e fortemente critici.

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