INEDITI – MARIO M. GABRIELE

Cari lettori,

questi tre testi fanno parte di una miniantologia di prossima pubblicazione che comprende lavori tratti da: In viaggio con Godot, La porte ètroite e L’Erba di Stonehenge.

………………….

Di te non seppi più nulla
se non fosse stata per una lettera
col timbro  UK. Cambridge 2016.
              – Egregio Signore,
Miss Olson non è più tornata da noi.
Le spediamo una chiave.
Lei saprà a quale porta appartiene-.
Ora ci tocca trovare l’armadio
e la buhardilla, escaneando fotos,
aprendo file e digital cameras.
Caro Adelfio non leggo più le Fetes Galantes.
E’ un peccato lo so.
E’ come dire che la Olson ha una casa a Portogruaro.
Padre Mingus accetta  i cadeaux quando viene a Natale.
Osako ha buttato una vita
per togliere le spore di Nagasaki.
La stanza è clemente
quando escono i vermicciattoli dal muro.
Non ti lascerò andare, mia streghetta del Sud
che hai vestito le pagine bianche di perifrasi varie.
Raymond  Queneau ha fissato l’istante fatale.
La domestica di turno ha percezioni notturne,
contatti paranormali. Ghosth!
Fu splendida Cathy quando riferì
di aver trovato nei ripostigli schizzi di Walterplatz,
un ritaglio della strage di Ustica
su una pagina londinese del Daily Mirror.
L’estate la passeremo a Pratolungo
ascoltando la voce dell’acqua,
leggendo  Samson Agonistes.

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4 commenti su “INEDITI – MARIO M. GABRIELE

  1. Il mio amore per questo poeta, siccome è già cresciuto a dismisura, ora non può che ricomporsi, ma in una risata. La sua “classe” fantasmatica della borghesia è pari alle mie navicelle spaziali: chiunque vi si può rispecchiare. E nello specchio tagliarsi un po’ la gola. Ma gentilmente, come arrivano gli tsunami e nessuno lo capisce.

  2. Giustamente il commento che m i ha preceduto parla di «navicelle spaziali» e di «tsunami» a proposito della poesia di Mario Gabriele. Davanti alle sue poesie comprendo bene cosa volesse dire il filosofo Vincenzo Vitiello il quale ha scritto più o meno così, cito a memoria, che le parole nuove possono apparire nel cono di luce della nuova poesia soltanto quando le parole vecchie hanno fatto ritorno alla patria della vecchia metafisica. Le poesie di Mario Gabriele sono dei fuoriusciti, degli esautorati dalla patria della vecchia poesia che è tramontata, anzi, dirò di più, leggendole si può capire meglio quanto quelle parole siano state portatrici di falsa coscienza e falsa ideologia, c’è tutto un concentrato di falso perbenismo e di falsa ideologia che ti viene sbattuto in faccia con il corredo delle delikatessen della buona borghesia dedita ai suoi commerci infami…

  3. mariomgabriele il said:

    Riceviamo un commento di Mariella Colonna su tre poesie di Mario M. Gabriele.
    ————-
    Tre poesie inedite di Mario M. Gabriele

    Commento di Mariella Colonna

    Mario Gabriele è un poeta e un uomo davvero singolare: leggendo le sue poesie si ha l’impressione di viaggiare in un mondo popolato di personaggi paradossalmente semplici e a un tempo misteriosi, presi (non) a caso da un ambiente estraneo alle consuetudini del poeta, ma intimamente legati alla sua vita. Lo stile è in apparenza narrativo e lineare, ma percorso da improvvisi soprassalti di mistero:
    come nella poesia n.1

    Di te non seppi più nulla
    se non fosse stata per una lettera
    col timbro UK. Cambridge 2016.
    – Egregio Signore,
    Miss Olson non è più tornata da noi.
    Le spediamo una chiave.
    Lei saprà a quale porta appartiene-.

    In Gabriele l’appartenenza alla NOE è conclamata e dichiarata, il suo stile , però, è personalissimo e inconfondibile, non obbedisce a regole, è lui a darle. E gli echi dei Maestri preferiti rimangono sullo sfondo: Tranströmer è presente nei ritmi, in alcune accese immagini, ma non nel mistero, in quell’ombra che dà rilievo spesso vertiginoso alle parole, coinvolgendo chi legge. Viene subito in mente la domanda: “Chi è Miss. Olson? La donna ritratta dal pittore Andrew Wyeth oppure la controfigura della donna amata, o un personaggio d’invenzione? La lettera spedita da UK Cambridge allude ad un rapporto stretto, ma le tracce si perdono…non sappiamo chi sia Adelfio…a cui il poeta si rivolge dichiarando di non leggere più una raccolta di poesie di Paul Verlaine…e poi una battuta che ci lascia nel dubbio sulla “Olson”.
    Ancora più misteriosa è la presenza femminile che appare all’improvviso dopo due versi- frammento enigmatici, resi attuali da notazioni realistiche:

    Non ti lascerò andare, mia streghetta del Sud
    che hai vestito le pagine bianche di perifrasi varie.

    Difficile veramente capire chi sia la “streghetta del Sud” che ama le perifrasi, ma sappiamo che alza il sipario su altre presenze femminili toccate dal mistero… di altre dimensioni… la domestica attratta dal paranormale, di uno dei grandi “eventi“ irrisolti della storia contemporanea italiana…la splendida Cathy (splendida proprio per la scoperta che ha fatto!).
    Dunque Mario Gabriele, insieme a Giorgio Linguaglossa è, ed è considerato a giusto titolo, uno dei fondatori della NOE. E i suoi intensi “frammenti” si sposano in modo originale all’incanto delle sfumature più nascoste che la Nuova Ontologia riscopre nel rapporto tra oggetti e persone con “la cosa”, questa entità che, se ci riferiamo alla filosofia di Kant, è la realtà autentica e inaccessibile alla coscienza, “l’essere”. Le “cose” si animano perché vengono ricollegate all’ “essere”
    Questo va sottolineato e afferrato con un moto dell’anima, non grazie a complesse analisi che finiscono per sovrapporsi all’idea nativa del poeta: e Gabriele questi personaggi femminili, sotto la scorza un po’dura con cui si difende dal sentimentalismo e dalle emozioni troppo facili, li accoglie regalmente nella sua poesia, si percepisce che, sia pure con il pudore dei veri sentimenti, li ama, li tratta con signorile tenerezza. E non fa distinzioni d’intelligenza o di classe sociale, anche se, nella poesia n. 2, si rivolge con affetto ad una dama elegante (che sia miss. Olson? Anche questo è meglio non sapere, è una presenza misteriosa):
    Il surrealismo, cara, l’abbiamo riscoperto
    una sera d’agosto passando in via Torselli.
    Erano i barattoli di Warhol
    e le tazzine di Keith Haring
    più che di un artista sconosciuto;
    né sapevi, chiusa com’eri
    nel tuo mondo di griffe ed evergreen,
    che quella collezione fosse il meglio dell’Art Now…
    Qui il poeta unisce all’atteggiamento affettuoso verso il personaggio femminile una sferzata di ironia: la donna elegante, chiusa nel mondo della griffe, non comprende l’importanza degli autori surreali e che quella collezione era il meglio dell’Art Nouveau!
    La critica , sempre affettuosa, si estende a Lucy che segue il pensiero di due autori con ideologie differenti, che portano a conclusioni opposte…(potrebbe confondersi le idee?).
    Sembra che il pomeriggio riprenda con ritmi normali(?), anche se il poeta, o protagonista della poesia, lo passa tra il coktail party di Villa Serena e seduto sotto i portali della Villa, in meditazione. Quando una voce si leva dal coro – ed ecco l’imprevisto, il guizzo surreale… o si tratta di una metafora?– “iene e leoni fuggirono dal bosco”. Forse è una metafora surreale.
    Finale d’estro, affidato al flauto magico di Hamelin e agli oroscopi di Madame Sorius.

    Nella n.3 tornano, con varianti musicali e tocchi tra il surreale e il noir, le tematiche delle prime due poesie con personaggi diversi, sempre sottilmente derisi ma soprattutto osservati con tenerezza: Lilly raffinata prepara una tavola trendy e risponde con nuda indifferenza non senza ironia, Monica ne combina una grossa, sulle gote di Miriam si diffondono virginei rossori. Averna con l’abito blu e qui il soprassalto della realtà che supera l’immaginazione: i giocatori puntano sull’Eclisse lunare! Poi l’uno dietro l’altro, frammenti di realtà completamente diverse e distanti, ma unite dal fil rouge dell’eleganza stilistica, mai esibita, ma intensamente presente e unificante i frammenti. Fortissimo il contrasto tra il truccatore di morte che avvia sul piano commerciale un assurdo e macabro rituale e la povertà che si arricchisce di nulla. Infine il soprassalto etico: “un giorno verrà fuori chi ha voluto l’inganno” frase lapidaria che conclude e spiega il significato-chiave delle tre liriche.

    Splendida triade sulla borghesia e soprattutto sulle donne, complici e vittime inconsapevoli di “chi ha voluto l’inganno”. La donna è spesso l’ultima a prendere coscienza delle contraddizioni in cui l’hanno fatta cadere con gli inganni di un mondo superficiale e feroce voluto da chi manovra denaro e potere, i grandi idoli che rendono schiava l’umanità d’oggi.
    E a Mario Gabriele piace farle sfilare, davanti al nostro sguardo meravigliato, con tocchi da pittore e un linguaggio che riesce a dire senza dire, ad essere benevolo pur criticando e… a dare rilievo plastico e “solido” agli ologrammi di un immaginario molto reale.

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