CONSIDERAZIONI SUL FARE POESIA OGGI

Svuota poesia? o Svuota cantina?

E’ la raccolta più organolettica che si propone oggi al lettore di fronte all’uso lessicale di provenienza psicopatogena, disarticolata, ed embrionale, emporio del disordine, e outlet, Zibaldone di pensieri, e oggettività a tutto spiano di carica virale, messi in atto da chi fa uso di  differenze accumulative, e che forse considera l’infinito una particella minima dell’ultrainfinito, rimettendo in gioco teorie e pratiche scientifiche tali da considerare a favore o contro il principio antropico finale, quello per intenderci di Barrow e Tipler, catalogando cifre e significati policentrici ed espansivi dell’universo, tra teleologia e modello standard del Bing Bang, scendendo alle piccole cose terrene  da utilizzare nella struttura  del verso.

Le misture, tra parole semplici e additivi surreali, rivelano un disordine psicogeno. L’ES è in rotta con la sfera volitiva. C’è chi  predilige forme e oggetti di varia natura, tra cui si annotano materassi, letti, tavoli, armadi, cassettiere, scaffali, divani, poltrone, sedie, carrozzine, girelli, culle, televisori, videoregistratori, lavatrici, frigoriferi, elettrodomestici da incasso, condizionatori, stufe e mascherine Covid, assieme a materiale  chimico ed edile, come amianto, colori, vernici, bombole di gas e ossigeno, provette con idrogeno, elio, litio, boro, azoto, antimonio, argon, bismuto, cobalto, cripto, per creare un polittico? Una pala sacra? O una scuola primaria per poeti del futuro? Ciò significa mettere in scena figure e oggetti apocrifi nel tentativo di creare un camaleontismo linguistico di elevazione così bassa in cui il lettore si perde nel gioco smaliziato di significati e feuilleton. E chi lo pratica non abiura i propri solipsismi, e grovigli letterari e scientifici, che in molti casi si autodistruggono da soli, bloccando la poesia dalla sua funzione d’Arte. Svuota poesia? Sì! Ma anche  svuota cantina!

 

 

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2 commenti su “CONSIDERAZIONI SUL FARE POESIA OGGI

  1. Non ci resta che svuotare le cantine!
    Utilizzare i robivecchi e i ferrivecchi, riciclare, utilizzare l’economia circolare per riciclare i prodotti del multiuso.

    Nel seminario XI, Lacan descrive l’«incontro con il reale» come «un incontro essenziale» (Lacan 1973, 52), in quanto indica il luogo del soggetto: «Il soggetto […] è […] là dove era […] il reale».

    Una volta per tutte: l’obiettivo della poetry kitchen è quello di mettere in scena i Fantasmi, le Icone, i Sosia, la molteplicità, la superficie, il poliedro… Dentrificare il fuori e fuorificare il dentro… una poesia che punti ad un nuovo concetto di comunicazione non come comunicazione di un messaggio (che non c’è perché il soggetto non ha in sé alcun messaggio da trasmettere) ma come comunicazione dei sostituti del messaggio, dei correlativi, dei simulacri…
    Come risulterà evidente a tutti coloro che vogliano capire, lapoesia kitchen di Intini e degli altri autori che si riconoscono con la ricerca della rivista non ha nulla a che vedere con il pastiche linguistico e il «mistilinguismo» delle scritture poetiche novecentesche… La struttura rappresentativa tipica della poiesis novecentesca presupponeva e contemplava la dimensione veritativa, la poetry kitchen è allergica a qualsiasi presupposizione di una struttura veritativa e al linguaggio rappresentativo che ne consegue, semplicemente perché ha dismesso questi abiti mentali.

    • mariomgabriele il said:

      Le due visioni sulla poesia Kitchen rispecchiano la visione del mondo poetico; la mia, che ne energizza la dissoluzione linguistica delle frasi e dei distici che si intersecano nella loro separatezza o più semplicemente nella diversità del poeta ad agire autonomamente, mettendo in scrittura tutto ciò che gli passa per la mente in una schizofrenia di frammentismo diffuso, tra aforismi, e paradossi,privi di qualsiasi consequenzialità logica, ovvero una tela dove ci si può mettere di tutto come in un quadro di Warhol basta macchiettarla di ogni colore della tavolozza mentale, la seconda, quella di Linguaglossa che si adopera e si impegna a difendere la poesia Kitchen nel predispone il lettore sulla via della conoscenza di questa estetica linguistica, la qual cosa non è certamente un male ermeneutico. Il fatto più impositivo è buttare nella spazzatura tutto il Novecento italiano pietrificandolo nel Muro del Pianto, sostituendolo con la sola poesia Kitchen, che sembra essere l’unica via di destabilizzazione della forma e del significante, come una sorta di riscatto stilistico su tutto ciò in cui si è operato fino ad oggi. Siamo, caro, Linguaglossa, di fronte e miserevolmente ad una estetica del pensiero poetico dai più vari giochi di parole e all’uso di linguaggi tecnici e di formule parascientifiche praticati da qualche poeta con propri testi da mosaico e del pastiche. La lunga strada della poesia italiana che ci ha portato a focalizzare lo status mentale della nostra società e di coloro che l’hanno trasmessa con la narrativa e la poesia è parte integrante di tutti i vari fenomeni culturali succedutisi nel corso dei secoli, con la scienza, la filosofia, l’economia e via dicendo tra dualismi vari .Così credo che anche la poesia Kitchen abbia un suo ruolo di apparenza e appartenenza nel futuro quando si dovranno fare i conti con ciò che si è prodotto sulle linee delle culture varie.

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